NPEs: Italia come laboratorio europeo e le sfide dei mercati internazionali

Dall’Italia al resto d’Europa: esperienze, sfide e opportunità nel mercato dei crediti deteriorati

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Tavola-Rotonda-NPE

Un confronto a più voci per guardare oltre i confini nazionali. La tavola rotonda NPEs: What’s Next for Europe? Lessons from Italy and the Road Ahead” ha offerto un’analisi approfondita sul mercato dei crediti deteriorati, confrontando l’esperienza italiana con quelle di altri Paesi europei e delineando le opportunità e le sfide future. Tra i partecipanti figuravano Fabio Perata, Head of Division di ECB Banking Supervision; Tomasz Kurr, CEO di Kruk Italia; Marco Cleva, Chief Commercial Officer di Generalfinance e Mirko Briozzo, Country Manager di doValue Italia.

Corrado Angelelli, Partner di Greenberg Traurig e moderatore, ha aperto il dibattito ricordando come il nostro Paese sia diventato, in meno di un decennio, un laboratorio europeo nella gestione dei crediti deteriorati. “L’Italia ha scritto alcune delle pagine più significative del mercato NPL, elaborando soluzioni poi esportate in tutta Europa”, ha detto, anticipando il confronto con il mercato tedesco.

Dalla prospettiva della BCE, Fabio Perata ha messo a fuoco il diverso percorso compiuto da Italia e Germania. Da noi, il livello di NPL si è ridotto in modo strutturale, fino ad allinearsi alla media SSM; in Germania, invece, si nota un incremento, soprattutto nei portafogli di real estate e nelle PMI manifatturiere. Una diversa traiettoria spiegata da fattori macroeconomici e di vigilanza: “Nonostante le misure di contenimento, in Germania vediamo spazi crescenti per il mercato secondario”, ha sottolineato, richiamando la necessità di rafforzare le strutture interne di gestione per affrontare le sfide future.

Con tono diretto e pragmatico, Tomasz Kurr ha descritto l’Italia come “un mercato maturo, ma ancora pieno di contrasti”. L’Europa si sta muovendo nella stessa direzione, “seppure a ritmi diversi”, ha detto, raccontando come l’esperienza italiana — fatta di flussi costanti, operatori specializzati e un mercato secondario vivace — abbia richiesto, però, un forte adattamento culturale. “Abbiamo imparato che la cortesia non basta: servono disciplina, metodo e sensibilità verso le differenze territoriali”, ha aggiunto, ricordando le difficoltà iniziali tra Nord e Sud del Paese.

Per Marco Cleva, l’internazionalizzazione è già realtà. Generalfinance, forte di quarant’anni di attività nel factoring alle imprese in difficoltà, ha deciso di replicare il proprio modello in Spagna. Il motivo? Similitudini normative e di dimensione d’impresa. “Abbiamo mosso i primi passi con prudenza, acquisendo i primi clienti e investendo sul brand locale. La conoscenza del contesto normativo e la costruzione di relazioni solide sono la chiave del successo”, ha spiegato Cleva, evidenziando l’importanza di arrivare preparati nei nuovi mercati e di costruire relazioni locali solide.

Un salto indietro nel tempo con l’analisi retrospettiva di Mirko Briozzo, che ha ricordato come nel 2014 il mercato italiano dei crediti deteriorati fosse ancora agli albori. “In pochi anni abbiamo costruito un’industria capace di gestire oltre 300 miliardi di asset, stabilizzando il sistema bancario e contribuendo alla solidità dell’economia”, ha affermato.

Oggi, però, la sfida si gioca sull’efficienza: processi ancora troppo manuali e dati frammentati rallentano il passo. “Il prossimo traguardo è applicare il know-how bancario a nuovi asset, come garanzie MHHC o crediti fiscali”, ha aggiunto, sottolineando la necessità di un salto tecnologico.

Nel confronto finale, Tomasz Kurr ha messo in luce tre elementi strategici per il futuro: adattabilità, capacità di prevedere il valore dei portafogli e attenzione al customer journey dei clienti in default.

Fabio Perata ha osservato come le garanzie MCC adottate durante il Covid abbiano avuto impatti differenti: significativi in Italia e Spagna, meno rilevanti in Germania.

Per quanto riguarda le sfide operative legate all’ingresso in nuovi mercati sono molteplici, dalla conformità normativa alla costruzione di relazioni con clienti e canali di origine. Secondo Marco Cleva, “bisogna essere ben preparati prima di entrare in un nuovo mercato, conoscendo il quadro legale e le dinamiche locali”.

Mirko Briozzo ha aggiunto che l’unificazione europea delle best practice può facilitare la crescita e l’efficienza del settore, offrendo opportunità di sviluppo e standardizzazione.

Il dibattito ha confermato il ruolo dell’Italia come modello europeo nella gestione dei crediti deteriorati. Le competenze sviluppate negli ultimi dieci anni rappresentano un vantaggio competitivo, ma il successo futuro richiederà preparazione, capacità di adattamento e approccio predittivo, insieme a un’attenzione costante alle esigenze dei clienti. L’esperienza italiana, integrata con la visione dei mercati internazionali, indica come l’industria degli NPL possa evolvere in modo strutturato e sostenibile, diventando sempre più strategica per la stabilità finanziaria europea.

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