Private equity, il turnaround investing non decolla. Paola Tondelli (Aifi): “Potrebbe aiutare le imprese in crisi”

Per Paola Tondelli, presidente Commissione Turnaround dell'Aifi, serve sensibilizzare gli investitori istituzionali per rilanciare il finanziamento della ristrutturazione di imprese in perdita

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Paola Tondelli di illimity SGR, presidente commissione Turnaround di AIFI

Sono tante le aziende italiane in distress, cioè in posizione di difficoltà economica o finanziaria, che in seguito al Covid-19 e alle restrizioni economiche che ne hanno fatto seguito, si sono trovare a generare un aumento dei crediti deteriorati nel settore bancario, mitigati dalle garanzie statali. Uno strumento per far fronte al problema potrebbe essere il turnaround investing, che tuttavia ad oggi non decolla in Italia. A chiarirlo, in un proprio intervento su Milano Finanza, è Paola Tondelli, la presidente commissione Turnaround dell’Aifi, l’Associazione italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt.

Il private capital e in particolare il turnaround (cioè il finanziamento della ristrutturazione di imprese in perdita) può essere utile, secondo l’esperta, a fornire supporto finanziario e competenze manageriali per rilanciare le imprese. Si tratta di un intervento fondamentale per preservare posti di lavoro oltre che a valorizzare il patrimonio industriale italiano. L’Aifi ne promuove lo sviluppo tramite la commissione Turnaround, che riunisce i principali attori del mercato.

Un grande supporto al mercato del turnaround – fa presente Tondelli, che è anche head di UTP e Turnaround founds di illimity SGR – è arrivato in passato da Cassa Depositi e Prestiti attraverso il Fondo Nazionale Ristrutturazione Imprese (Fnri), uno strumento di Patrimonio Rilancio che, tramite la sottoscrizione di quote o azioni di Oicr focalizzati sul turnaround, intendeva sostenere società in temporaneo squilibrio patrimoniale o finanziario ma con adeguate prospettive di redditività futura. “Per l’investimento del Fnri serve che il commitment dell’anchor investor debba essere inferiore al 49% dell’ammontare totale raccolto e che vi sia la presenza di almeno un co-investitore privato che sottoscriva alle medesime condizioni”, chiarisce.

Ad oggi tuttavia questo strumento non è riuscito a sfruttare il proprio potenziale, a causa delle difficoltà che diversi Oicr hanno riscontrato nel raccogliere le restanti risorse sul mercato, nonostante il commitment iniziale di Cdp e anche nei casi di verificata competenza e track record dei team di gestione nonché in presenza di prospettive di rendimento interessanti. Gli operatori del settore segnalano due ragioni: in primo luogo l’allocazione relativamente limitata di risorse da parte degli investitori istituzionali, come i fondi pensione e le casse di previdenza, in questo segmento di mercato e, in secondo luogo, i vincoli stringenti legati al commitment da parte di Cdp che rendono più complessa la raccolta sui mercati esteri.

Il turnaround investing è ancora molto limitato in Italia, qui infatti opera un numero esiguo di gestori dedicati. Basti pensare – si legge su Milano Finanza – che negli ultimi dieci anni nel mercato italiano non sono mai stati effettuati oltre dieci investimenti annui per un controvalore di poco superiore a 1,1 miliardi di euro. La causa è soprattutto l’enorme difficoltà di raccolta di capitali che i fondi riscontrano. Gli istituzionali italiani rappresentano l’investitore naturale per questo tipo di operazioni ed è essenziale – fa presente Tondelli – trovare il modo per sensibilizzarli al fine garantire che questi fondi riescano a chiudere le operazioni di raccolta nei tempi più brevi. Ciò in modo da dotare il nostro Paese di un adeguato numero di operatori specializzati che possano disporre delle risorse necessarie per intervenire in maniera efficace nei prossimi mesi in un contesto economico in deterioramento nel quale le aziende, non avendo più a disposizione le garanzie pubbliche straordinarie del periodo pandemico, dovranno trovare altre forme di supporto che i fondi di turnaround sono in grado di fornire.