La partnership pubblico-privati nella riscossione dei crediti è già una realtà per i tributi locali. È un segmento di mercato dove operano circa 90 operatori privati con ricavi annuali per circa €700 milioni, che crescono al ritmo del 6% l’anno. I servicer hanno contribuito, con successo, al recupero tributi locali (Tari, multe ecc.) per €65 miliardi che i contribuenti non avevano pagato nei tempi dovuti alle amministrazioni.
I dati vengono da una survey condotta da EY, presentata nel corso di un webinar organizzato da Alma Iura in collaborazione con la stessa società di consulenza e con Intrum Italy, introdotta dai saluti del direttore scientifico di Be Bankers, Marco Rossi. Se il mercato si aprisse non soltanto ai crediti locali ma anche a quelli nazionali dovuti all’erario – ha spiegato Michele Thea, partner di EY anticipando i risultati della ricerca – i ricavi potrebbero facilmente triplicare, arrivando a un fatturato di €2,5 miliardi.
Il webinar si è svolto all’indomani delle audizioni sui temi del grande magazzino dei crediti dello Stato (1.279 miliardi a gennaio di quest’anno) davanti alla Commissione Finanze e Tesoro del Senato. A completare l’indagine conoscitiva, avviata su iniziativa del Presidente della stessa Commissione Massimo Garavaglia (Lega), mancano soltanto le audizioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e del viceministro Maurizio Leo.
E lo stesso Garavaglia, partecipando al webinar, ha già indicato le possibili direttrici di marcia di una partnership in cui l’industria dei servicer privati potrebbe collaborare con l’amministrazione pubblica nell’attività di riscossione. Innanzitutto – ha spiegato – gli accordi con gli enti locali avranno «un’ulteriore accelerazione» anche per le necessità di cassa delle amministrazioni, che impongono loro nuove soluzioni nell’attività di recupero dei crediti. Quanto poi ai «paletti» posti dall’Eurostat alla cessione dei crediti erariali – gli importi delle vendite devono essere imputati come nuovo debito pubblico, aveva spiegato in audizione il Ragioniere Generale dello Stato Daria Perrotta – il presidente della commissione Finanze ha prospettato diverse vie d’uscita.
Nelle rateizzazioni dei debiti accordate dal Parlamento con i passati provvedimenti di rottamazione, è stata presa in considerazione una elevata percentuale di fallimenti – si aggira intorno al 50% – posti a carico della finanza pubblica sotto forma di abbattimenti dei crediti originari. «Se però – è il ragionamento di Garavaglia – io ho già stimato in relazioni tecniche sulle vecchie rateizzazioni questo tasso di fallimento e quindi l’ho già coperto, quando vado a cedere i portafogli che non sono stati recuperati dove sta il problema con Eurostat?»
Un’altra opportunità potrebbe giungere con il nuovo provvedimento di rateizzazione (rottamazione quater) che proprio la commissione Finanze di Palazzo Madama sta discutendo in questi giorni. Garavaglia immagina una sorta di «automatismo».
«Se un contribuente che accede al beneficio non rispetta i patti, cioè non versa le rate nei tempi convenuti, potrebbe vedersi trasferita la sua posizione a un servicer privato. A quel punto sarebbe l’operatore privato a decidere. Se il contribuente fosse in una situazione di obiettiva difficoltà potrebbe godere di una forma ulteriore di flessibilità. Ma se semplicemente fa il furbo sarebbe un’altra questione». Con la stessa logica potrebbero essere gestiti anche i finanziamenti assistiti da garanzia pubblica. In caso di mancati rimborsi dei crediti, i servicer privati potrebbero interporsi per recuperare il recuperabile prima che le garanzie siano escusse. Anche in questo caso – è il ragionamento di Garavaglia – lo Stato avrebbe tutto da guadagnare. «L’ottimo – ha concluso il senatore – è nemico del bene, piuttosto che partire con una grande operazione molto complicata, a mio avviso è meglio iniziare con 4-5 iniziative mirate e poi da lì estendere l’operatività».
Intervenendo al webinar, l’amministratore delegato di Intrum Italy, Enrico Risso, ha sottolineato il contributo che l’industria dei servicer può portare all’attività di riscossione dei crediti pubblici. A iniziare proprio da un’attenzione verso le loro controparti che fa parte del DNA degli operatori. Questi – ha sottolineato l’AD di Intrum – utilizzano di prassi strumenti analitici per comprendere la capacità dei debitori a onorare i loro impegni. «In primis cerchiamo di aiutare i debitori a tornare in bonis. L’attività di screening e di identificazione delle nostre controparti è per noi fondamentale».
In considerazione dei numeri in gioco nel magazzino dei crediti – 300 milioni di cartelle da gestire, in buona parte riguardanti ammontari relativamente ridotti – i privati potrebbero poi utilizzare i nuovi strumenti digitali e di intelligenza artificiale, che già rientrano nel loro armamentario. Un’eventuale partnership dovrebbe poi definire con chiarezza le priorità che, a giudizio di Risso, dovrebbero riguardare in primo luogo i nuovi flussi del magazzino ed affrontare infine i criteri di remunerazione per assicurare un’attività di riscossione efficace.
Fin qui il webinar di Alma Iura. Il confronto partorirà un’iniziativa parlamentare? L’obiettivo di Garavaglia – ha spiegato lo stesso esponente della Lega – è di definire in tempi stretti le prime proposte operative, così che possano trovare posto nella prossima legge di bilancio. Nel frattempo – ha infine precisato – a valle delle audizioni di Leo e Giorgetti, il Mef potrebbe istituire un tavolo tecnico, cui gli operatori privati potrebbero partecipare, per affinare le azioni che si possono intraprendere.