L’indagine conoscitiva avviata al Senato sul «magazzino dei crediti dello Stato» si avvia a riprendere i suoi lavori. In programma – si apprende negli ambienti della Commissione Finanze di Palazzo Madama, che ha promosso l’indagine parlamentare – vi sono le audizioni del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti e del viceministro Maurizio Leo, competente sull’amministrazione fiscale, con le quali dovrebbe concludersi l’attività conoscitiva decisa su iniziativa del presidente della Commissione Finanze Massimo Garavaglia.
Le due audizioni non sono state ancora calendarizzate ma dovrebbero svolgersi a metà maggio. Negli stessi tempi è attesa anche la relazione tecnica sulla proposta di legge cosiddetta di “rottamazione quinquies” (A.S.1375).
Molti sono gli aspetti del «magazzino dei crediti» indagati nel corso delle audizioni, su cui sono stati colmati importanti gap informativi. Ora si conosce più precisamente:
- l’entità totale del magazzino (1.279 miliardi a fine gennaio 2025);
- la scarsa capacità dell’Agenzia delle Entrate di recuperare le somme dovute all’Erario, agli enti previdenziali e alle amministrazioni locali;
- soprattutto la risibile percentuale di quei crediti – appena il 3,6% – che vengono considerati incassabili dalla stessa amministrazione e pertanto iscritti come «residui attivi» nel Rendiconto Generale dello Stato.
Perché allora non affidare una parte di quegli asset potenziali all’industria dei servicer, che ha dimostrato in questi anni di saper meglio gestire i flussi di NPL provenienti dalle banche? È la domanda ricorrente che ha percorso tutte le audizioni, soprattutto quella del Ragioniere Generale dello Stato Daria Perrotta, che è sembrata spegnere molti entusiasmi.
Qualsiasi cessione a terzi dei crediti pubblici – ha spiegato illustrando le regole di Eurostat – equivarrebbe all’accensione di nuovi debiti pubblici (di importo pari al prezzo della cessione), da scontare con il recupero dei crediti sottostanti. La logica di Eurostat sembra singolare: poiché la funzione di riscuotere le imposte è una funzione inalienabile dello Stato, quest’ultimo – a quanto è dato di capire – non può nei fatti trasferirla. Pertanto la cessione sarebbe una sorta di «finta vendita» (quindi un prestito), in attesa che i debiti degli evasori vengano recuperati.
Per la verità, nelle stanze del Presidente della Commissione Finanze circola un’interpretazione più benevola sull’audizione del Ragioniere dello Stato. In ogni caso – si fa presente – la Perrotta ha lasciato aperta, affidandosi alla «sapienza del legislatore», la possibilità comunque di dare in gestione gli stessi asset ai servicer, mantenendone la titolarità in capo allo Stato.
Si tratta di un’evoluzione positiva rispetto a quella di totale chiusura che fino a poco tempo fa caratterizzava l’impostazione di Via Nazionale. Indicazioni più circostanziate, sul punto, sono attese dalle audizioni di Giorgetti e Leo.
Intanto, una prima occasione di confronto su questi temi è attesa il prossimo 9 maggio, nel corso del webinar organizzato da Alma Iura in partnership con EY e Intrum. Vi prenderanno parte, oltre a Garavaglia, il direttore scientifico di Be Bankers Marco Rossi, Michele Thea, Partner di EY, Europe West NPE Leader, ed Enrico Risso, Amministratore Delegato di Intrum Italy.