Anatocismo bancario: MPS condannata a restituire oltre 55 mila euro a un’impresa

il Tribunale di Palermo riconosce l’illegittimità di addebiti su conto corrente aziendale per interessi e spese mai pattuiti

0
73
gavel-black

Con la sentenza n. 2001/2025, la quinta sezione civile del Tribunale di Palermo ha accolto integralmente le richieste avanzate da una società con sede nel capoluogo siciliano, riconoscendo che Banca Monte dei Paschi di Siena aveva illegittimamente addebitato per oltre dieci anni interessi anatocistici, commissioni e spese non concordate per iscritto, in violazione della disciplina sulla trasparenza prevista dal Testo Unico Bancario.

Secondo quanto riferisce Citywire, il giudice Francesco Paolo Torrasi, dopo aver disposto una consulenza tecnica contabile particolarmente approfondita, ha condannato l’istituto di credito alla restituzione di quasi 45 mila euro, a cui si sommano interessi legali e spese di lite, per un importo complessivo superiore a 55 mila euro.

«La sentenza rappresenta un’ulteriore conferma dell’orientamento giurisprudenziale che tutela i diritti delle imprese contro pratiche bancarie illegittime», ha dichiarato l’avvocato Alessandro Palmigiano, dello studio Palmigiano e Associati, che con il collega Mattia Vitale ha assistito la società fin dall’avvio del procedimento nel 2020. L’azienda, rilevando irregolarità nella gestione di un conto corrente con affidamento, aveva chiesto il ricalcolo corretto del saldo, contestando la presenza di costi e interessi mai contrattualizzati.

Il giudice ha riconosciuto che, tra il 2007 e il 2018, la banca ha violato sistematicamente l’articolo 117 del TUB e le disposizioni di trasparenza bancaria, addebitando condizioni economiche non documentate da patti scritti validi.

La decisione rafforza un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato: la corretta formalizzazione delle condizioni contrattuali è elemento imprescindibile, e ogni scostamento può comportare conseguenze rilevanti anche sotto il profilo risarcitorio. Il caso conferma inoltre che le imprese, pur in una posizione spesso sbilanciata nei confronti degli istituti di credito, possono far valere i propri diritti attraverso un’azione tecnica ben documentata, che in questo caso ha portato a una pronuncia netta, non solo nella ricostruzione dei fatti, ma anche nella valutazione della responsabilità contrattuale dell’intermediario