Private capital in Italia: un 2025 da record nei primi cinque mesi

AIFI conferma la crescita del settore nonostante le difficoltà globali, con 189 operazioni già concluse

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Nonostante le turbolenze che continuano a scuotere il panorama internazionale del private equity, l’Italia dimostra di saper viaggiare in controtendenza. A dirlo sono i dati discussi dal Consiglio Direttivo di AIFI, che ha analizzato l’andamento del mercato italiano del private equity, venture capital e private debt nei primi cinque mesi del 2025.

Mentre a livello globale si fatica a superare l’incertezza macroeconomica e geopolitica, con un blocco evidente nella fase di disinvestimento delle partecipazioni, in Italia il ritmo delle operazioni accelera. Il dato più emblematico arriva dall’Osservatorio Pem della LIUC – Università Cattaneo: a maggio sono stati registrati 48 nuovi deal, contro i 30 dello stesso mese del 2024 e i 42 del 2023. Un passo che ha permesso di raggiungere 189 operazioni complessive nei primi cinque mesi dell’anno, il miglior risultato da oltre vent’anni.

La crescita – spiega AIFI in una nota – non è solo numerica ma anche sostanziale: i fondi continuano a puntare sull’economia reale italiana, mostrando una fiducia rara in un contesto europeo spesso incerto. Ma per alimentare questa spinta servono scelte politiche e regolamentari chiare.

Prima tra tutte, una revisione del golden power: l’attuale configurazione normativa rischia infatti di rallentare le operazioni di investimento e dismissione, con un eccesso di notifiche e burocrazia che ostacola l’agilità necessaria. Altro nodo critico è la sovra-regolamentazione. Il settore dispone già di un quadro normativo specifico e maturo, ma è essenziale che anche le nuove norme italiane ed europee tengano conto delle peculiarità delle asset class del private capital.

Come sottolinea Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI: «Il mercato degli operatori di private capital richiede la flessibilità necessaria per intervenire in modo efficace a sostegno del mondo produttivo in questo momento di grande incertezza. È auspicabile evitare regolamentazioni che rallentano lo svolgimento delle operazioni». La crescita del private capital italiano è sotto gli occhi di tutti, ma perché diventi strutturale servono scelte capaci di accompagnarla con coerenza e visione.