A maggio 2025 i crediti deteriorati netti (cioè l’insieme delle sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute e/o sconfinanti calcolato al netto delle svalutazioni e degli accantonamenti già effettuati dalle banche) sono leggermente diminuiti a 31,2 miliardi di euro, da 31,3 miliardi di dicembre 2024 (30,5 miliardi a dicembre 2023).
Rispetto al loro livello massimo, 196,3 miliardi raggiunti nel 2015, sono in calo di oltre 165 miliardi. È quanto emerge dal Rapporto mensile dell’ABI, che evidenzia come a maggio i crediti deteriorati netti rappresentavano l’1,50% dei crediti totali. Tale rapporto è lievemente inferiore rispetto a dicembre 2024 (1,51%; 1,41% a dicembre 2023; 9,8% a dicembre 2015).
Una conferma sulla solidità degli istituti di credito italiani giunge anche dalla Fabi. Uno studio sulla performance delle banche italiane ha evidenziato che «nel 2024 il rapporto tra crediti deteriorati e prestiti netti è salito leggermente all’1,5%, rispetto all’1,4% del 2023. Stabile anche l’incidenza lorda (2,8%) e il tasso di copertura, elevato al 52,5% contro il 53,7% dell’anno precedente, ben al di sopra della media dell’area euro (41,4%)».
Sono risultati in calo anche i finanziamenti classificati in stage 2: dal 12% al 9,9% a livello di sistema. Nella stessa categoria di crediti problematici, le banche significative italiane – cioè i grandi gruppi – hanno fatto anche meglio, scendendo al 10,3% (dal 12,6%), sotto la media europea (11,7%).
L’incidenza dei crediti deteriorati netti per le banche italiane resta allineata alla media europea (1,1%).Nel 2023 e 2024 le cessioni di crediti deteriorati (Npl) hanno superato i 17 miliardi di euro complessivi.