Banca Ifis intravede il rettifilo finale della sua opa su illimity. Con il doppio via libera di Bce e Bankitalia, Banca Ifis – scrive Repubblica – ora attende che si esprima la Consob sul documento di offerta. Dopo quest’ultimo passaggio, mancherà soltanto la data di avvio dell’offerta (presumibilmente il 19 maggio).
Quella lanciata a gennaio da Banca Ifis è un’offerta pubblica di acquisto e scambio da quasi 300 milioni sul 100% di illimity, banca quotata sull’Euronext Star Milan e guidata dal suo fondatore, nonché socio al 4%, Corrado Passera. L’Opas è composta da due parti: una in azioni, nel rapporto di 0,1 titoli di Banca Ifis per ciascuna azione di illimity Bank, e una in denaro, pari a 1,414 euro. In totale, il corrispettivo ammonta a 3,55 euro per azione, ancora a premio rispetto agli attuali corsi di Borsa, ma ben lontano dai massimi del 2021 di quasi 14 euro. Da allora, però, la banca ha lasciato il business dei crediti deteriorati e ha avviato una profonda riorganizzazione interna, culminata a fine gennaio con la nomina di due deputy CEO, Enrico Fagioli e Giovanni Lombardi.
I manager di Ifis sono convinti che dalla fusione nascerebbe un attore specializzato, con maggiori utili, una capitalizzazione superiore e una capacità di raccolta più snella. A regime, non prima del 2026, sono stimate sinergie per circa 75 milioni all’anno.
La soluzione piace anche agli analisti. Equita, che nell’operazione è advisor di Ifis, è convinta che il deal abbia un senso industriale, mentre Banca Akros ha da subito raccomandato di accettare l’offerta. Alcuni dei principali azionisti di Illimity – fa presente il quotidiano – sono attirati dall’Opas. Il primo azionista Banca Sella (10%) ha avallato la proposta dei banchieri veneti, e Passera – suggerisce Repubblica – «sembra aver perso la presa sul resto dell’azionariato: a votare il bilancio e la sua riconferma si è presentato solo il 30,17% del capitale. Oltre a Sella, anche la Ion di Andrea Pignataro, seconda socia al 9,4%, non ha partecipato ai lavori assembleari e parrebbe intenzionata a valutare la proposta dei rivali».
L’ex ministro non ha però alzato bandiera bianca. Nonostante l’anno chiuso in perdita per 38 milioni – dopo la rettifica di 53,5 milioni – ha preparato con il CdA le linee strategiche al 2028, rigorosamente stand alone, per riportare in positivo l’ultima riga di bilancio. Presto si apriranno le danze e Ifis dovrà convincere, oltre a Sella e Pignataro, anche i fondi (21,3%) e i piccoli investitori (oltre il 50%), per raggiungere la soglia obiettivo fissata al 66,67% del capitale, mariducibile fino al 45% più un’azione.