Nel mercato degli NPL, la qualità e l’affidabilità dei dati rappresentano un elemento determinante non solo ai fini del pricing, ma anche della corretta strutturazione delle strategie di recupero e della previsione dei flussi di cassa. La solidità documentale del fascicolo incide direttamente sull’esigibilità del credito, sulla validità delle garanzie e sulla possibilità di attivare procedure esecutive senza rallentamenti.
Un portafoglio caratterizzato da un’elevata data quality consente di minimizzare gli scostamenti tra business plan e performance effettiva, riducendo sensibilmente il rischio operativo e legale.
Le principali criticità emergono proprio in fase di due diligence, dove incongruenze, lacune e disallineamenti informativi mettono in luce errori accumulati nel corso degli anni. Tra le anomalie più ricorrenti: titoli esecutivi non presenti o non conformi; ipoteche non correttamente iscritte, rinnovate o volturate; divergenze tra dati anagrafici e catastali; contratti privi di allegati essenziali; fascicoli giudiziali incompleti o privi di atti propedeutici come precetti, pignoramenti o istanze di vendita; copie non autentiche di contratti di finanziamento; cessioni di credito non opponibili al debitore per carenze nelle notifiche o nelle pubblicazioni. Questi elementi, se non rilevati tempestivamente, possono generare contenziosi complessi o bloccare l’avvio delle attività di recupero.
In questo contesto, la due diligence legale assume un ruolo centrale. L’avvocato specializzato è chiamato a verificare la continuità della catena dei trasferimenti del credito, la validità formale e sostanziale delle garanzie reali e personali, la posizione processuale del debitore, l’eventuale presenza di procedure concorsuali, la coerenza tra il loan tape e la documentazione bancaria e giudiziaria.
Un’analisi approfondita permette di distinguere tra crediti potenzialmente performanti, crediti deteriorati ad alta recuperabilità (secured o strutturati), posizioni compromesse e posizioni con rilevanti rischi di inefficacia del titolo esecutivo. L’abilità nel prevedere e classificare tali rischi rappresenta un elemento chiave nella determinazione del prezzo e nella strutturazione della strategy di recupero.
Per gestire portafogli sempre più complessi, gli operatori più evoluti adottano modelli di lavoro basati su checklist strutturate, standard di data governance, criteri uniformi di classificazione documentale e processi di digitalizzazione dei fascicoli. La creazione di un fascicolo digitale unico, completo e indicizzato, rappresenta oggi uno strumento imprescindibile: consente un’immediata fruibilità delle informazioni, agevola verifiche multilivello, riduce i tempi di onboarding e permette agli avvocati incaricati di intervenire in giudizio con tempestività. Parallelamente, strumenti esterni come banche dati ipotecarie, catasto, servizi di verifica anagrafica e piattaforme di controllo delle procedure concorsuali permettono di validare o correggere dati altrimenti non affidabili.
La documentazione, quindi, è un vero asset strategico. Portafogli con data quality elevata attraggono investitori istituzionali, ottengono un pricing più favorevole e mostrano performance di recupero più stabili e prevedibili. Per banche e servicer, investire in processi di data remediation, audit documentale e digitalizzazione avanzata significa ridurre drasticamente il rischio di svalutazioni future e accrescere l’appetibilità dei propri portafogli in sede di cessione.
In un mercato sempre più competitivo la qualità dei dati non è più un costo accessorio ma una leva strategica. Chi saprà garantire fascicoli «puliti», completi e immediatamente azionabili disporrà di un vantaggio competitivo decisivo, trasformando la documentazione da semplice adempimento amministrativo a vero motore di efficienza operativa, riduzione del rischio e creazione di valore.
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