L’andamento delle insolvenze e dei crediti deteriorati in Europa segnala una dinamica contrastante. Il numero di fallimenti aziendali rimane elevato in Germania e Gran Bretagna, toccando nuovi record. Segnali positivi giungono invece dalla Spagna, dove l’Npl ratio è sceso a giugno sotto il 3 per cento. Ed ecco in dettaglio ciò che sta accadendo nelle principali economie:
Germania
Ad agosto l’indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese tedesche, è salito a 89 punti da 88,6, superando le attese. Si tratta di un indicatore elaborato dall’Ifo Institut di Monaco, basato sulle valutazioni di circa 9.000 aziende e considerato un termometro della congiuntura economica.
Il dato segnala un clima più ottimistico, ma la realtà resta difficile: a luglio le insolvenze societarie sono cresciute del 13% su base annua, toccando il livello più alto degli ultimi vent’anni.
Nel primo semestre i fallimenti hanno raggiunto quota 11.900, con perdite per 33 miliardi e oltre 141.000 posti di lavoro a rischio. A soffrire non sono solo le piccole imprese, ma anche grandi gruppi dell’immobiliare e della distribuzione.
La manifattura registra il peggior incremento di insolvenze (+17,5%), seguita da commercio e servizi, mentre l’automotive deve fare i conti con domanda in calo e capacità produttiva in eccesso.
Secondo l’economista di ING Carsten Brzeski, tra dazi Usa, euro forte e fragilità interna, «una vera ripresa non arriverà prima del 2026». La locomotiva d’Europa resta così sospesa tra aspettative positive e una crisi che rischia di pesare non solo sulla Germania, ma sull’intera economia europea.
Gran Bretagna
Il numero di attività commerciali e aziende chiuse in Inghilterra e Galles nel mese di luglio – spiega l’Adn Kronos – è rimasto elevato, così come prosegue l’aumento delle pressioni sulle imprese.
I dati ufficiali del Servizio fallimentare britannico mostrano un aumento dell’11% delle liquidazioni forzate rispetto allo stesso mese del 2023. Nel luglio 2024 si sono verificate 2.081 insolvenze aziendali, con un incremento dell’1% rispetto a giugno. Il dato è stato di un quarto superiore alla media mensile del 2023, con il livello più alto degli ultimi 30 anni.
Le imprese edili restano le più colpite (3.984 insolvenze nei 12 mesi fino a luglio, pari al 17% di tutti i casi), seguite da commercio all’ingrosso e al dettaglio (16%). Gli esperti parlano di una «perenne incertezza» del contesto economico globale.
«Molte aziende devono inoltre fare i conti con costi più elevati, tra cui i recenti aumenti dei contributi previdenziali nazionali a carico dei datori di lavoro e del salario minimo nazionale», ha detto Simon Edel, partner per la strategia di ristrutturazione e turnaround nel Regno Unito presso Ey-Parthenon.
«Con i tassi d’interesse ancora relativamente elevati, insieme a una significativa richiesta di capitale circolante e a un contesto creditizio limitato, le pressioni sulla liquidità si stanno intensificando per un numero sempre maggiore di aziende del Regno Unito».
Spagna
L’Npl ratio delle banche spagnole – riferisce l’Ansa – si è attestato lo scorso giugno a un livello inferiore al 3%, per la prima volta dall’ottobre 2008, secondo i dati della Banca di Spagna.
Nel sesto mese dell’anno è sceso al 2,9%, contro il 3,1% di maggio e il 3,4% di giugno 2024. In valore assoluto, lo stock dei crediti di dubbia riscossione è stato pari a 36,29 miliardi di euro, con una diminuzione di 955 milioni rispetto a maggio e 4,59 miliardi in meno rispetto a giugno dell’anno precedente.
La riduzione del rapporto tra crediti deteriorati e impieghi è giustificata anche dall’aumento del volume totale dei crediti erogati, che ha raggiunto 1.220 miliardi di euro, in crescita di oltre 27 miliardi rispetto a giugno 2024.