L’accresciuta incertezza derivante dalle tensioni commerciali «rappresenta una minaccia significativa per la crescita economica» e «banche in tutta Europa corrono il rischio di un deterioramento della qualità degli attivi e di un aumento dei crediti deteriorati (NPL)». Lo sottolinea Accuria, società inglese di consulenza nel credit management.
A fine 2024, l’NPL ratio per il settore manifatturiero in Germania ha superato la soglia del 5%, e questo rappresenta un segnale preoccupante per l’intera Europa. L’elevato grado di integrazione nel settore manifatturiero continentale, in particolare i legami tra le principali economie come la Germania e i fornitori dell’Europa centrale e orientale (PECO) – ad esempio, nel settore automobilistico – «crea un significativo potenziale di ricaduta».
Lo stress sperimentato dagli esportatori di automobili tedeschi a causa dei dazi statunitensi può propagarsi rapidamente lungo la catena di approvvigionamento, con un impatto negativo sui fornitori e sulle loro economie locali in Paesi come la Repubblica Ceca e la Slovacchia, anche se questi Paesi hanno una minore esposizione diretta alle esportazioni verso gli Stati Uniti.

Il report di Accuria, in tema di guerre commerciali, contiene un focus sul precedente storico della tariffa Smoot-Hawley (1930), concepita per proteggere gli agricoltori americani e che si trasformò in una misura di ampia portata che aumentò i dazi all’importazione di circa il 20% in media su oltre 20.000 prodotti. Si ritiene – spiega il report – che la legge Smoot-Hawley abbia peggiorato significativamente la Grande Depressione, sebbene non ne sia stata la causa principale. Il suo impatto più diretto fu l’innesco di diffuse ritorsioni straniere, che portarono a un ciclo di protezionismo «a scapito del prossimo».
Ciò determinò un crollo catastrofico del commercio internazionale: il volume degli scambi commerciali statunitensi crollò di oltre il 40% nei due anni successivi all’entrata in vigore della legge e il commercio globale complessivo subì un drastico calo. Le esportazioni statunitensi verso i Paesi che avevano attuato ritorsioni diminuirono di circa un terzo.
Tutto ciò condusse alla prima grande ondata di fallimenti bancari iniziata alla fine del 1930, che colpì in particolare le migliaia di piccole banche rurali fortemente esposte ai prestiti agricoli negli Stati del Midwest e del Sud. Oltre all’agricoltura, il dazio sconvolse la finanza internazionale, ostacolando la capacità delle nazioni debitrici (come la Germania) di guadagnare dollari attraverso il commercio per ripagare i debiti di guerra dovuti alle banche statunitensi, indebolendo così la solvibilità di queste istituzioni creditrici.