Mutui e famiglie in difficoltà con le rate: MyCredit promuove la cartolarizzazione sociale

La società bresciana crea un veicolo di cartolarizzazione da 50 milioni di euro aperto all’adesione di altri soggetti. Servirà ad acquisire crediti deteriorati ipotecari e sottostanti immobili di nuclei familiari e piccole imprese. Obiettivo: permettere loro di saldare il debito in tempi più lunghi e continuare ad occuparli

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Offrire ai nuclei familiari che non riescono ad onorare le rate del mutuo la possibilità di conservare le proprie abitazioni. Tendere la mano anche alle piccole imprese che hanno bisogno di più tempo per saldare i debiti e tornare in bonis. È l’idea alla base della cartolarizzazione sociale, un progetto lanciato da MyCredit, società bresciana, specializzata nel valorizzare asset e portafogli NPL e UTP Secured, la quale ha istituito a questo scopo un veicolo di cartolarizzazione, con una base di partenza di 50 milioni di euro, e una task force dedicata per la sua attuazione.

L’iniziativa è stata presentata in Senato da Mirko Tramontano, ceo della società, nel corso dell’audizione “La rete a tutela di imprese e lavoro per preservare il valore del Paese” volta a favorire un confronto tra politica, associazioni professionali e parti sociali per trovare soluzioni al problema della difficoltà di famiglie e imprese di far fronte ai propri impegni finanziari. Durante il meeting, Tramontano ha evidenziato la necessità di attivarsi in maniera concreta.

Uno strumento di impatto sociale

“La famiglia prima di smettere di pagare il mutuo – ha chiarito il ceo nel corso del proprio intervento a Palazzo Madama – è in forte difficoltà e prima di perdere la casa ci pensa più volte. Oggi molto spesso questi mutui sono di ammontare non molto rilevante ma il nucleo familiare se nel breve periodo non riesce ad affrontarla, allungando le tempistiche e avendo un po’ di respiro invece può farcela, senza arrivare all’escussione. Per le imprese vale lo stesso principio. Le serve tempo per mettere in campo un piano di ristrutturazione, o a volte la cessione dell’azienda o anche solo di un ramo.

Una delle iniziative che ha promosso l’Unirec, l’associazione di categoria delle imprese a tutela del credito, che ci siamo sentiti di sposare – ha proseguito Tramontano – come investitori è lo strumento della cartolarizzazione con valenza sociale, sorto per dare opportunità al debitore di mantenere di fatto la proprietà dell’immobile. Uno strumento già esistente (è stato introdotto dalla legge di Bilancio 2020 che ha modificato l’art.7.1 della legge 130/1999, ndr) ma ancora sotto-utilizzato”.

Cos’è la cartolarizzazione con valenza sociale

Le operazioni di cartolarizzazione sociale prevedono, su istanza dei debitori e contemporaneamente alla cessione dei crediti, il trasferimento degli immobili posti a garanzia di quei crediti a una Reoco e la loro concessione in locazione agli originari debitori. L’impatto sociale consiste soprattutto nel garantire continuità di occupazione degli immobili da parte dei debitori.

 “In seguito ad un’analisi condotta nell’ultimo anno – spiega a BeBankers.it Mirko Tramontano – abbiamo deciso di promuovere questo progetto pilota, in cui crediamo molto, perché riteniamo si possano avere buoni margini di guadagno per gli investitori producendo anche vantaggi per l’economia reale, a favore di famiglie e piccole imprese, che costituiscono una fetta ‘abbandonata a se stessa’ del Paese e ignorata dalla politica.

Il veicolo di cartolarizzazione che abbiamo istituito da gennaio è aperto all’adesione di altri investitori, ma anche banche e operatori professionali. Si parte con 50 milioni, sperando diventino molti di più. Acquisiremo crediti deteriorati ipotecari con sottostanti immobili residenziali in gran parte di famiglie (prime case) e immobili strumentali delle piccole imprese. A febbraio si partirà con le prime acquisizioni.

I fondi – continua il ceo –  verranno usati, oltre che per questo scopo anche per permettere, su istanza del debitore stesso che aderirà (come prevede la legge sulla cartolarizzazione sociale) di riacquistare il bene con una tempistica a lui congrua (ad esempio non due anni, ma anche dieci anni o più) e con un debito sostenibile. Questa dilatazione dei tempi comporta di dover dedicare un capitale più ‘paziente’, calcolato anche in base al canone mensile più adeguato alla capacità economica del debitore, misurata caso per caso”.

L’emergenza mutui

Secondo i dati dell’Osservatorio SalvaLaTuaCasa di Nomisma, l’aumento del costo del denaro genera una pressione crescente sulle famiglie che si trovano impreparate a gestire l’aumento delle rate. L’Osservatorio stima che il 60% del reddito mensile di una famiglia media venga eroso dalla rata del mutuo con tasso variabile, raggiungendo una situazione di allerta per le fasce di reddito fino a 1.900 euro netti mensili. Su 3,5 milioni di famiglie italiane con un mutuo in corso, per un valore complessivo di oltre 430 miliardi di euro, più del 36% ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile.