La concorrenza torna sul mercato italiano degli NPL dopo un periodo di calma. Lo segnala un articolo di Global Capital, secondo cui il nuovo approccio del mercato è basato sui flussi invece che sullo stock, come era in precedenza. La ripresa avviene dopo un declino che aveva fatto seguito alla fine del regime di garanzia del governo nel 2022. Il programma Garanzia Cartolarizzazione Sofferenze (GACS) aveva aiutato le banche a eliminare gli NPL, riducendo l’NPL ratio dal 17% del 2015 al 3% alla fine del 2022.
Dopo la fine del programma, l’attività di cessione è diminuita e alcuni acquirenti hanno ridotto le loro attività o lasciato il mercato. I recenti report di PwC mostrano che gli istituti di credito italiani hanno ceduto crediti deteriorati per un valore contabile lordo di 31,7 miliardi di euro nel 2022, 20,8 miliardi di euro nel 2023 e 7,7 miliardi di euro nel 2024. Tuttavia, l’attività sta riprendendo, come dimostra – spiega l’articolo – un recente accordo da 100 milioni di euro che ha coinvolto un importante istituto finanziario e una LeaseCo sostenuta da investitori terzi.
Pietro Bellone, partner di A&O Shearman, ha affermato che le banche stanno cercando di vendere portafogli attraverso processi competitivi. Nell’ambito del GACS, il governo aveva garantito le tranche senior delle cartolarizzazioni di NPL qualificate. Molte banche avevano cartolarizzato stock di NPL presenti nei loro bilanci, mantenendo – in generale – le obbligazioni garantite e vendendo quelle mezzanine e junior.
La nuova attività in fase di ripresa è più mirata, poiché le banche hanno smaltito la maggior parte dei loro arretrati di NPL e si trovano in una migliore posizione patrimoniale. Gestire i crediti inesigibili in modo più proattivo è una tendenza diffusa in Europa. Le banche stanno prendendo in considerazione la vendita di prestiti in stage 2, man mano che passano da performanti a non performanti.
NorthWall Capital, un gestore di investimenti in crediti alternativi, ha acquisito un ABS su crediti re-performing nel Regno Unito da Lowell, una società di recupero crediti. Le banche si stanno liberando degli NPL prima che aumenti il requisito patrimoniale. Le banche che intendono vendere un portafoglio NPL devono valutare l’impatto di subire una perdita sugli asset ora, rispetto al costo del capitale più elevato per mantenerli.
Le banche italiane adottano un approccio più proattivo nella gestione degli NPL, seguendo l’esempio di altri Paesi. Balbec Capital, ad aprile, ha cartolarizzato 393 milioni di euro di prestiti spagnoli re-performing, acquistati da Sabadell, Cajamar e Abanca. Le banche spagnole sono state più programmatiche nelle cessioni, mentre quelle italiane hanno agito su base occasionale.
Con le nuove normative di Basilea, potrebbe esserci una maggiore necessità di cedere attività non strategiche. I fondi sono interessati a collaborare con le banche per concludere accordi in una fase più precoce. Cresce l’interesse per gli accordi di forward flow, in cui i fondi ricevono futuri flussi di NPL dai venditori.
Dopo aver affrontato la riduzione dei crediti deteriorati, le banche italiane puntano su strategie proattive di derisking o condivisione del rischio. Gli operatori collaborano con le banche fin dalla fase di origination per catturare nuovi afflussi di deteriorati.
Le opportunità per gli investitori potrebbero essere limitate, dato che l’NPL ratio delle banche italiane si aggira attorno al 3%. Dopo quasi un decennio di miglioramento, il trend di calo delle esposizioni deteriorate si è arrestato nella prima metà del 2024.
Nonostante l’assenza di un picco nelle transazioni NPL, alcuni operatori prevedono alcune operazioni, ma non una ripresa significativa. Il mercato potrebbe stabilizzarsi, ma le banche italiane, come quelle europee, subiscono pressioni normative per disinvestire dagli asset non strategici. Bellone prevede un’accelerazione dell’attività, in particolare per i contratti di leasing, dove il bene sottostante è di proprietà dell’istituto finanziario, con un impatto significativo su bilancio e capitale.