Banche, lo Schema volontario lavora ad un fondo per le situazioni di crisi

L’associazione costituita all’interno del FITD, il Fondo interbancario di tutela dei depositi,sta studiando una dotazione per far fronte alle difficoltà delle piccole banche, più fragili e a rischio

0
149

Dar vita ad un fondo per ‘proteggere’ le banche minori e far fronte ad eventuali situazioni di crisi di quest’ultime. È l’idea a cui sta lavorando, secondo un’indiscrezione rivelata dal Sole24Ore lo Schema volontario di intervento, l’associazione costituita all’interno del Fondo interbancario.

Il fondo, ideato da una commissione interna agli organi dello Schema, avrà una dotazione (ancora da fissare) di circa 300 milioni e sarà finanziato dal sistema bancario su base volontaria. Dovrebbe essere istituito entro i primi sei mesi del 2024. Lo scopo è agire preventivamente sugli istituti più piccoli e fragili ma ancora in bonis, in particolare le banche less significant. Una decina di loro sono in difficoltà e oggetto di attenzioni della Banca d’Italia.

Il fondo servirebbe ad agire in anticipo, come suggeriva il governatore Fabio Panetta in un suo recente intervento. Lo Schema, che provvede a monitorare le banche consorziate, in questo modo interverrebbe su istituti in condizioni di debolezza patrimoniale per prevenire crisi che possano portare alla liquidazione, la quale avrebbe costi ben peggiori per il sistema. Il valore di 300 milioni tuttavia, è indicativo. L’Assemblea tra maggio e giugno dovrà definire l’importo esatto. Inoltre si dovrà stabilire se il tiraggio avverrà ex ante, per poter poi intervenire liberamente, oppure se sarà su chiamata in caso di bisogno.

Lo schema volontario di intervento

Lo Schema volontario è un’associazione costituita all’interno del FITD, il Fondo interbancario di tutela dei depositi, a cui aderiscono banche ad esso consorziate, in via volontaria e su base contrattuale. Ad oggi, aderiscono allo Schema volontario 102 banche, che rappresentano il 78% delle banche consorziate al FITD e il 93,4% del totale dei loro depositi protetti.

Lo Schema, che si avvale per il proprio funzionamento della struttura del FITD, ha limitati costi operativi a carico delle banche aderenti e nessun rischio connesso alla continuità operativa. Le spese di funzionamento si sono di circa 450 mila euro annui. L’esborso complessivo per gli interventi attuati tra il 2016 e il 2019 è pari a circa 1,3 miliardi di euro.