Cessione di un credito a insaputa del cliente: il giudice dà ragione al debitore

La vicenda, ambientata in Sicilia, coinvolge Banca Sella e Ifis Npl

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È possibile cedere un credito ad insaputa di un debitore? A pronunciarsi sulla questione è stato di recente il tribunale di Termini Imerese (Palermo). La vicenda coinvolge Banca Sella la quale ha venduto un debito a Ifis Npl senza informare il cliente dell’operazione e quest’ultima si è rifiutata di accettare il versamento della rata finale, incrementandolo di 44mila euro. Ecco nel dettaglio cosa è accaduto.

Il caso

19mila euro era l’ultima tranche che il debitore doveva versare di un accordo transattivo tra lui e Banca Sella, il cui importo nel 2019 era stato ridotto da 104mila a 95mila euro. Allo scadere della rata finale il cliente ha appreso per puro caso che Banca Sella aveva venduto il suo debito e tramite il suo legale ha contattato la banca per conoscere la società cessionaria, senza ottenere alcun riscontro come riferisce l’avvocato Alessandra Gazzè di Palermo. Ricevendo invece un atto di precetto di circa 63mila euro, pari a 44mila in più del dovuto, a cui ha fatto seguito un pignoramento immobiliare a cui il cliente si è opposto con istanza di sospensione dell’esecuzione al Tribunale di Termini Imerese.

Il giudice a quel punto, ritenuti insussistenti i requisiti per la sospensione l’ha rigettata. Dunque il debitore ha proposto reclamo al collegio del Tribunale di Termini Imerese che, dopo una prima udienza, ha formulato la proposta conciliativa del pagamento da parte del debitore del residuo debito, rifiutata dalla società cessionaria del credito. Con una recente ordinanza, il collegio del Tribunale di Termini Imerese ha accolto infine il reclamo considerando “oltremodo ingiustificata la condotta processuale di parte reclamata, la quale, senza offrire alcuna valida argomentazione giuridica sul punto, si è limitata a dichiararsi disposta ad accettare proposte di pagamento, salvo poi non accettare la proposta conciliativa formulata dal Tribunale che prevedeva proprio il pagamento della somma residua di 19mila euro”, considerato, tra l’altro, anche che il debitore sin da subito, aveva più volte richiesto le coordinate bancarie per corrispondere l’ultima rata del debito residuo in modo da estinguerlo e “l’insistenza” del creditore “nella propria azione esecutiva appare contraria ai doveri di buona fede e correttezza”.