De-risking delle banche italiane: cartolarizzazioni e M&A tra servicer e investitori

La rubrica "Credit Management Industry" di Massimo Famularo

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Dopo il raggiungimento nel 2021 del target per l’NPE ratio fissato dall’EBA, il processo di de-risking portato avanti dalle banche italiane è proseguito, anche se con volumi di transazioni NPE inferiori. Dal 2015 al 2022 sono state vendute esposizioni in sofferenza per 352 miliardi di euro, di cui 39 miliardi di euro classificate come UTP e, con il contributo delle transazioni realizzate e in corso di definizione dell’anno, l’ufficio studi di Banca Ifis stima che l’importo totale possa raggiungere a fine anno i 384 miliardi di euro e che le prospettive dei prossimi anni siano legate al consolidarsi delle cartolarizzazioni come strumento prevalente sul mercato primario, mentre le operazioni di true sale saranno più frequenti sul secondario a fronte di un processo progressivo di consolidamento tra investitori e special servicer.

Il processo di de-risking che ha seguito il picco di Npe del 2015, ha permesso al sistema bancario di avere una maggiore attenzione alle politiche e al sistema di valutazione del credito. Un effetto evidente è il progressivo allineamento dei livelli di rischio nelle diverse aree del nostro Paese. A marzo 2023, il divario nel rapporto NPE delle aree meridionali rispetto al Nord Italia si è ridotto a soli 2,2 punti percentuali, rispetto al delta di 6,4 punti percentuali del 2015.

Anche in termini prospettici, i livelli di rischio per area geografica mostrano un significativo riallineamento. La differenza tra il tasso di deterioramento nel Sud e nel Nord Italia è cinque volte inferiore rispetto al 2012. Si stima che lo stock di NPE in Italia sia diminuito da 361 miliardi di euro nel 2015 a 306 miliardi di euro nel 2022, in parte grazie al livello significativo dei recuperi realizzati dagli operatori specializzati.

Le analisi di Scope Ratings sulla performance delle cartolarizzazioni NPL

Le 46 operazioni di cartolarizzazione NPL coperte da Scope Ratings, realizzate tra il 2017 e il 2022, rappresentano un campione significativo delle transazioni NPL registrate sul mercato e possono essere utilmente considerate per valutare le performance di recupero rispetto ai business plan iniziali.

Secondo quanto riportato dall’agenzia:

  1. Il 50% dei 111 miliardi di euro di GBV cartolarizzati ha una performance positiva (pari o superiore al 110% del target) o in linea con il business plan originale. I portafogli che hanno una performance migliore rispetto agli obiettivi sono quelli con la data di transazione più recente (2020-2022), sui quali non ci sono ancora delta negativi rispetto agli obiettivi di BP.
  2. I portafogli che hanno registrato una performance negativa rispetto agli obiettivi di BP sono concentrati nel periodo tra il 2017-2018 e in piccola parte nel 2019. Su di essi hanno pesato i ritardi legati alla crisi pandemica, in particolare quelli relativi alle operazioni giudiziarie, in quanto questi portafogli hanno un’alta incidenza di attività garantite.
  3. L’analisi delle strategie di riscossione conferma inoltre il ruolo centrale delle azioni legali, che rappresentano il 47% della riscossione complessiva, su cui incidono l’efficienza e il funzionamento del sistema giudiziario.

L’attività di M&A tra investitori e gestori

Nel 2022 e nel 2023, la conclusione di diverse operazioni straordinarie nel segmento dello special servicing testimonia la rilevanza del processo di consolidamento a livello nazionale. Tra le operazioni più rilevanti si possono menzionare:

  • Prelios (società acquisita) – Ion (acquirente)
  • Revalea (gruppo Mediobanca) – Banca IFIS (acquirente)
  • 130 Servicing (società acquisita) – SESA (azionista di maggioranza al 51%)
  • Aurora Recovery Capital  (società acquisita) – Illimity Bank (acquirente)
  • REV Gestione Crediti (società acquisita) –Cerved (acquirente).