Europa: in dieci anni crediti deteriorati diminuiti di due terzi nei bilanci bancari

I dati della BCE illustrati nel corso del Credit Management Summit, de Il Sole 24 Ore. Nel 2024, transati € 21 miliardi tra NPL e UTP, di cui il 57% nel secondario, sottolinea un report di KPMG. Ai servicer privati potrebbe essere affidato il recupero di crediti erariali per circa 200 miliardi

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A dieci anni dall’introduzione della Vigilanza unica, i crediti deteriorati presenti nei bilanci delle maggiori banche europee sono diminuiti di due terzi. «Nel 2014 gli NPL delle banche significative erano quasi 1.000 miliardi. Oggi sono scesi a 357 miliardi», ha detto Sharon Donnery, componente del Supervisory Board della Banca Centrale Europea, intervenendo al Credit Management Summit 2025, l’evento organizzato da Il Sole 24 Ore sui crediti “difficili” dell’industria bancaria. La riduzione nell’ammontare degli NPL – ha osservato Donnery – è stata ottenuta attraverso regole più stringenti, strategie di de-risking efficaci e l’utilizzo di strumenti come le cartolarizzazioni e il rafforzamento del mercato secondario.

Un mercato dei crediti deteriorati che anche nel 2024 ha mostrato una forte dinamicità, come illustrato da Dario Spoto, partner di KPMG: «Sono stati transati oltre 21 miliardi di euro tra NPL e UTP, di cui il 57% sul secondario. L’Italia chiude l’anno con un NPE ratio al 3%, rispetto al 17% del 2015. Il merito va anche a un’industria del servicing solida e ben strutturata, che oggi impiega decine di migliaia di professionisti». Secondo la società di consulenza, la prevalenza delle transazioni secondarie continuerà anche nei prossimi tre anni.

Non è arrivato comunque il momento di abbassare la guardia. «La riduzione degli NPL nei bilanci – ha sottolineato Donnery – non equivale alla risoluzione del problema per famiglie e imprese. La protezione dei debitori resta centrale nell’agenda della vigilanza». Emergono infatti nuove pressioni. «Le sofferenze restano ai minimi, ma vediamo segnali di deterioramento in segmenti come PMI, credito al consumo e real estate commerciale. Le banche minori, specie in Germania e Austria, mostrano fragilità nei settori più ciclici. E il contesto geopolitico resta fonte di instabilità».

Nelle diminuzioni dei flussi di NPL in arrivo dalle banche c’è anche il rovescio della medaglia, con l’industria dei servicer, che in questi anni è cresciuta e rappresenta un modello di efficienza soprattutto in Italia, alla ricerca di nuove fonti di business.

Al convegno de Il Sole 24 Ore, si è avuto un’eco di quanto emerso nella recente indagine conoscitiva sul magazzino dei crediti dello Stato svolta presso la commissione Finanze del Senato. Per i servicer potrebbe giungere proprio da lì una potenziale occasione del valore di 200 miliardi di euro. Questa è la cifra dei crediti erariali che potrebbe essere affidata ai riscossori privati, con una prospettiva di recupero superiore a quella esibita attualmente dall’Agenzia delle Entrate.

Ne è convinto Mirko Briozzo, AD Gardant e country manager Italia doValue: «L’expertise accumulata negli anni permette di porci al servizio dello Stato come industria che sa gestire e recuperare il credito e come strumento utile per una maggiore equità fiscale». Dello stesso avviso Enrico Risso, AD Intrum Italia, che sottolinea come il recupero dei crediti erariali sia «un’opportunità anche per far fronte al rapporto squilibrato fra conti pubblici e generazioni future. Attenzione, però, a mantenere elevato il codice etico di condotta».

L’acquisizione di Exacta, attiva nel recupero di tributi locali, da parte di Amco si muove proprio in questa direzione. Lo spiega Katia Mariotti, condirettore generale di Amco, che aggiunge: «Dobbiamo ridurre il gap fiscale locale, la differenza tra le entrate fiscali dovute e quelle effettivamente incassate, che è in aumento di anno in anno».