Fallimenti: il trend di crescita in Europa proseguirà fino al 2025

La rubrica "Credit Management Industry" di Massimo Famularo

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Secondo uno studio recente dell’agenzia Scope Ratings il trend di crescita dei fallimenti in Europa proseguirà almeno fino alla fine del 2024 e all’inizio del 2025. I principali fattori alla base della crescita delle insolvenze sono costituiti dall’inflazione, dall’inasprimento delle condizioni di (ri)finanziamento, degli alti costi dell’energia e della debolezza della crescita economica in generale. Di conseguenza, le imprese che subiranno un impatto maggiore sono quelle di piccole dimensioni e in generale quelle più vulnerabili all’aumento dei costi e al peggioramento delle condizioni di finanziamento.

Le determinanti della crescita nelle insolvenze

L’aumento dei fallimenti non costituisce solo una normalizzazione del contesto creditizio in Europa dopo la pandemia, ma riflette in prospettiva i rischi che il perdurare di tassi di interesse più elevati per un periodo più lungo possa esercitare pressioni difficili da sostenere sui bilanci aziendali in molti settori. Molte aziende sono alle prese con una compressione dei margini di profitto operativo, ora aggravata da finanziamenti e rifinanziamenti più costosi. Le aziende con bassi indici di copertura degli interessi, tipicamente misurati in base al rapporto tra EBITDA e copertura degli interessi, si troveranno ad affrontare tensioni finanziarie o addirittura difficoltà ora che i tassi di interesse sul nuovo debito del mercato dei capitali e sui prestiti bancari sono all’incirca raddoppiati dalla metà del 2022, con ripercussioni sul debito a tasso variabile e sul debito che deve essere rifinanziato.

L’aumento delle insolvenze riflette anche, in parte, il recupero rispetto ai bassi livelli di insolvenza del 2020-2022, quando i governi hanno sostenuto le imprese durante la pandemia, tuttavia la determinante principale, che spiega perché il trend di crescita si stabilizzerà solo nella seconda metà del 2024 oppure nel primo semestre del 2025, è costituito dall’aumento dei rischi macroeconomici, tra cui l’aumento dei tassi di interesse e le difficoltà di rifinanziamento.

L’outlook per i prossimi due anni

I prossimi trimestri rimarranno probabilmente difficili per le imprese europee, considerando il perdurare di tassi interessi elevati e di condizioni più restrittive nel rifinanziamento, inflazione ancora elevata e crescita economica in rallentamento, a fronte dell’assenza di programmi di sostegno pubblico alle imprese come quelli introdotti durante la pandemia.  Ciò si tradurrà probabilmente in tassi di insolvenza aziendale ancora più elevati di quelli in essere prima del 2020.  I fallimenti delle grandi imprese peggioreranno la situazione, diffondendo le difficoltà finanziarie lungo la catena del valore, in particolare per i fornitori più piccoli e potenzialmente per alcuni clienti.

Un ulteriore elemento da considerare, che può in qualche misura compensare le attese per un aumento delle insolvenze, è costituito dal consolidamento nei settori più colpiti e gli sforzi di ristrutturazione delle società insolventi, che si tradurranno in ultima analisi in un rallentamento dei tassi di insolvenza e in maggiori possibilità di sopravvivenza per gli operatori di mercato rimasti. Sotto il profilo della politica monetaria è verosimile che le banche centrali probabilmente manterranno alti gli interessi solo per il tempo necessario a riportare l’inflazione ai tassi target. Gli effetti della crescita dei fallimenti sulla qualità delle banche e sul mercato dei crediti deteriorati saranno affrontati in un post successivo.