Germania: i pagamenti delle imprese peggiorano, ma cresce la fiducia per il 2026

Nonostante i ritardi aumentino per il quarto anno consecutivo, le misure di stimolo previste alimentano l’ottimismo per il futuro

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La situazione dei pagamenti delle imprese tedesche nel 2025 presenta un quadro contraddittorio. Da un lato si registra un peggioramento significativo delle condizioni di pagamento (vedi Be Bankers, 22 luglio 2025), dall’altro cresce la fiducia per il 2026. È quanto emerge dalla nona edizione dell’indagine realizzata da Coface, impresa francese specializzata nell’assicurazione del credito, sul comportamento di pagamento delle aziende tedesche, presentata a Parigi lo scorso 9 luglio.

Il dato più significativo riguarda i termini di pagamento: l’84% delle aziende tedesche concede termini di pagamento, un record dal 2016. La Germania mantiene però la sua tradizionale predilezione per termini brevi, con il 92% delle imprese che richiede il pagamento entro 60 giorni. Il termine medio di pagamento è rimasto stabile a 32,5 giorni.

Il vero problema emerge con i ritardi di pagamento, spiega Coface in una nota. Infatti, l’81% delle aziende segnala nuovi ritardi, con un aumento del 3% rispetto al 2024, avvicinandosi al picco dell’85% del 2019. La durata media dei ritardi è aumentata di un giorno, arrivando a 31,8 giorni. Particolarmente preoccupante è che il 12% delle imprese ha registrato ritardi prolungati superiori al 2% del fatturato annuo, con il settore delle costruzioni più colpito (24% delle aziende). Secondo Coface, l’80% di questi ritardi non viene mai recuperato.

Nonostante questo quadro difficile, le prospettive per il 2026 appaiono più incoraggianti. Dopo tre anni di stagnazione economica, mentre il sentiment per il 2025 resta negativo, con 17 punti percentuali di pessimisti in più rispetto agli ottimisti, per il 2026 si registra una prevalenza di ottimisti di 16 punti. Questo cambiamento è alimentato dalle misure di stimolo previste: investimenti in difesa, infrastrutture, transizione climatica e incentivi fiscali.

La Germania continua a rappresentare, insieme ai Paesi dell’UE e dell’EFTA, il mercato più promettente secondo gli intervistati, mentre gli Stati Uniti hanno perso attrattiva, tornando ai livelli del primo mandato Trump. La risposta delle imprese alle crescenti incertezze globali è stata pragmatica: il 23% ha già implementato strategie di «de-risking», percentuale che dovrebbe raggiungere il 54% nei prossimi tre anni.

Pietro Vargiu, Country Manager Coface Italia, sottolinea che «per le imprese italiane, che trovano proprio nella Germania il principale mercato di sbocco per le esportazioni, diventa fondamentale seguire da vicino l’evoluzione di questo scenario. Un eventuale miglioramento, ma anche ulteriori criticità, avranno ricadute dirette sulla nostra economia, specialmente in ambiti manifatturieri e ad alta integrazione di filiera».