Giappone: boom di fallimenti. Oltre 700 casi ad aprile

Il settore che registra il maggior numero di crac aziendali è quello dei servizi. Al secondo posto ​​i grossisti, seguiti dalle aziende di trasporto

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Tokyo, la popolosa capitale del Giappone

Il numero di fallimenti aziendali in Giappone è aumentato del 28,3% rispetto all’anno scorso, raggiungendo i 783 casi solo ad aprile, secondo quanto riferisce la testata The Japan Times. Tra le ragioni del picco di crac, ci sarebbe, secondo la società di ricerca sul credito Tokyo Shoko Research, la difficoltà delle aziende più piccole di trasferire sui clienti i costi più elevati che derivano dall’aumento dei prezzi. È stata la prima volta in quattro anni che il numero dei fallimenti ha superato quota 700 nel mese di aprile.

I fallimenti rilevati nel corso del mese scorso comportano passività pari o superiori a 10 milioni di yen. Le passività totali lasciate dalle società fallite sono scese del 44,3% a 113.423 milioni di yen. Il numero di fallimenti legati all’aumento dei prezzi è salito del 16% a 58, segnando per quattro mesi consecutivi un aumento. A trainare i crac dovuti ai prezzi sono le imprese di costruzioni, settore che coinvolge molti subappaltatori.

Se guardiamo al numero di fallimenti per settore produttivo, il maggior numero di crac aziendali si è registrato nel settore dei servizi, con 264, in aumento del 38,2%. Al secondo posto troviamo grossisti, con un aumento del 46,9% a 97, seguiti dalle aziende di trasporto, con un aumento del 37,5% a 33. Si prevede – secondo gli esperti della Tokyo Shoko Research – che il numero di fallimenti aumenterà poiché le aziende si trovano ad affrontare una maggiore pressione derivante dall’aumento dei costi di finanziamento dopo l’aumento dei tassi di interesse da parte della Banca del Giappone. A marzo la banca centrale ha posto fine alla sua politica di tassi di interesse negativi e ha aumentato i tassi a breve termine per la prima volta in 17 anni.