Niente più NPL per illimity: “Il contesto NPE è meno attraente”. La banca punta ora sui crediti performing e UTP

La divisione Distressed Credit da gennaio scorso ha preso il nome di Specialised Credit

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Cambio di rotta per illimity Bank che sceglie di non investire più in NPL per spostarsi invece su finanziamenti specializzati asset-based (cioè prestiti garantiti da un’attività, come ad esempio i mutui), soprattutto di tipo performing. La banca ha comunicato la propria decisione insieme ai risultati dell’anno 2023, anno durante il quale ha conseguito un utile netto di 104,4 milioni di euro. A partire dalla seconda metà del 2023 si è scelto di “valorizzare al meglio gli attivi esistenti, per indirizzare il capitale verso finanziamenti specializzati asset-based performing e UTP”.

“Alla luce di un contesto divenuto molto meno attraente del mercato NPE – spiega l’istituto – si è deciso di far evolvere il modello di business della divisione Distressed Credit” che ad ogni modo “ha portato a termine un anno molto positivo, con un utile prima delle imposte di 109 milioni di euro grazie alla valorizzazione dei propri investimenti, perseguita tramite un riposizionamento nella seconda parte del 2023”.

Tra gli effetti economici di tale trasformazione ci si aspetta minori proventi da operazioni chiuse, che nel medio periodo verranno compensati dai maggiori volumi di finanziamenti. Sul fronte dei costi si prevedono, inoltre, risparmi di spesa relativi al progressivo calo dei costi riferiti alla gestione dei portafogli NPL.

Da Distressed Credit a Specialised Credit

Dunque l’istituto fondato dal ceo Corrado Passera continuerà a ridurre gli investimenti diretti in NPL, fino ad estinguerli del tutto. Il portafoglio di NPE della banca si attesta ora a 1,8 miliardi di euro (compresi gli investimenti classificati tra le attività valutate al fair value) con un mix che vede in calo la componente di investimenti diretti in NPL dal 41% al 18%.

D’altronde già nel quarto trimestre dell’ultimo anno erano diminuiti e “ad oggi rappresentano solo circa il 4% del totale attivo del gruppo”. Da qui la scelta di cambiare nome alla divisione Distressed Credit che da gennaio scorso ha preso il nome di Specialised Credit.

Il bilancio del 2023 riferisce alla voce ‘rivalutazioni/svalutazioni nette su crediti distressed’ un dato positivo di 50,5 milioni di euro (nel 2022 erano 6,9 milioni). Un risultato – si spiega in una nota – trainato dall’andamento del quarto trimestre (40,7 milioni di euro) che riflette l’accelerazione nella valorizzazione dei portafogli NPL decisa dalla banca.

Dal 2022 i crediti deteriorati sono meno appetibili

La divisione Distressed Credit ha rappresentato, nel tempo, il principale motore di sviluppo per la banca, generando negli ultimi quattro anni oltre 430 milioni di euro di utili prima delle imposte. Merito – spiega il gruppo bancario – di un modello di business che integra tutta la filiera NPL, dall’acquisto di portafogli, alla gestione, fino alla vendita”.

 Il successo di questo modello si fondava sulla dinamicità del mercato dei crediti deteriorati e sul ruolo della banca di operatore di spicco di quest’ultimo. Dal 2022, tuttavia, con l’aumento del costo del funding e minori transazioni, gli investimenti in NPL hanno cominciato ad essere meno appetibili, anche considerata l’incertezza nell’evoluzione del quadro regolamentare. Da qui la scelta di modificare il modello di business.