Le turbolenze di mercato causate dai dazi stanno creando una delle opportunità più significative degli ultimi anni per gli investitori in debito in sofferenza, ma solo i fondi più grandi sono nella posizione migliore per capitalizzarle. Lo scrive Jodi Xu Klein nella rubrica «Bankruptcy» del Wall Street Journal.
Gli investimenti in debito in sofferenza – spiega l’editoriale – avevano registrato un’impennata dopo la crisi finanziaria globale del 2008-2009, poiché gli hedge fund avevano tratto profitto dalle società sovraindebitate che ristrutturavano i loro bilanci. Ma questa strategia è stata interrotta da bassi tassi di interesse prolungati e dall’aumento delle ristrutturazioni extragiudiziali, o di esercizi di gestione delle passività, che hanno permesso alle aziende di ritardare o evitare le istanze di Chapter 11. Alcuni fondi hanno chiuso i battenti, mentre altri hanno abbandonato le strategie incentrate sulle difficoltà finanziarie.
L’incertezza derivante dai dazi dell’amministrazione Trump potrebbe rappresentare un aspetto positivo per gli investitori che rimangono attivi negli investimenti in difficoltà e per coloro che cercano un rilancio. Moody’s Ratings ha affermato che «i dazi potrebbero far salire i tassi di insolvenza all’8%, rispetto al 5,8% registrato nei 12 mesi conclusi a marzo».