Carretta (Assifact): “Norme europee sui crediti deteriorati da rivedere, penalizzano il factoring” nei crediti della Pubblica Amministrazione

Il segretario generale denuncia l’inefficacia delle regole attuali e chiede una semplificazione per sostenere le imprese e il sistema Paese

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Alessandro Carretta, Segretario Generale di Assifact

Il factoring continua a crescere in Italia con un incremento del 3,07% nel primo trimestre dell’anno, raggiungendo circa il 14% del PIL. Il dato più significativo è comunque la crescita del factoring internazionale, che comprende le operazioni in cui il cedente e/o il debitore risiedono all’estero: +20% nei primi tre mesi.

Sono i principali dati contenuti nel report 2024 sul factoring, presentato all’assemblea annuale di Assifact, che raggruppa buona parte degli operatori del settore. A margine dell’assemblea, il Segretario Generale di Assifact, Alessandro Carretta, si è concentrato sulle criticità normative che rischiano di ostacolarne lo sviluppo. Infatti, la normativa europea riguarda «tutti i crediti» e «fondamentalmente pensa soprattutto ai crediti bancari. Così fatica a riconoscere le specificità del factoring, che riguarda l’acquisto di crediti commerciali e non di crediti finanziari», riporta Radiocor. La riflessione che, anche con Confindustria e l’Abi, «abbiamo aperto con l’Eba, la Banca d’Italia e la Bce», è sulla «possibilità di semplificare senza deregolamentare», ha detto Carretta.

L’obiettivo – ha aggiunto – «non è togliere delle regole ma semplificarle e precisare meglio il trattamento del rischio nel caso delle operazioni di factoring, perché a nostro parere il trattamento attuale è penalizzante». Carretta ha spiegato che «soprattutto per i crediti che riguardano la Pubblica Amministrazione, rischia di far emergere un problema nel Paese, e cioè che la pubblica amministrazione paga in ritardo i propri debiti». È una partita che vale circa 20 miliardi (il factoring della PA rispetto ai 289 miliardi del totale del factoring).

Il ritardo nei pagamenti – riguarda soprattutto le aziende sanitarie ed alcune regioni, tra cui il Lazio – ha come conseguenza quella di classificare come deteriorati anche crediti sani, quelli verso la Pubblica Amministrazione che, pur pagati con ritardo, sono regolarmente onorati, generando così falsi positivi che danneggiano la percezione di rischio del settore.

Il rischio, insomma, è che i fornitori delle PA siano penalizzati anche nel momento in cui cedono i loro crediti, valutati come deteriorati, mentre invece i ritardati pagamenti riflettono un’inefficienza delle pubbliche amministrazioni che spesso – spiega il rapporto di Assifact – aspettano le procedure di recupero poste in essere dai creditori così da accertare, «prima di procedere al pagamento e attraverso l’azione giudiziaria, che il credito sia dovuto e l’ammontare di interessi e spese».

Secondo Carretta è quindi necessario un intervento di semplificazione normativa per rendere più chiaro e proporzionato il trattamento del rischio legato a questo strumento, valorizzandone l’efficacia nel sostenere la liquidità delle imprese, in particolare quelle che lavorano con la PA.