Crediti deteriorati, le proposte di riforma e i dubbi degli addetti ai lavori

Palazzo Chigi studia una riforma dei crediti deteriorati, da approvare entro fine 2023, che mette in agitazione il mondo del credito

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Spunta anche una riforma del settore NPL e UTP nel piano del governo Meloni per aiutare le famiglie a far fronte l’aumento dei tassi d’interesse. Il provvedimento, come rilanciato dall’agenzia Bloomberg nei giorni scorsi, voluto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, consentirebbe a privati ​​e piccole imprese mutuatarie di ripagare i debiti inaspriti negli anni precedenti per una frazione del loro valore nominale, ad un prezzo massimo fissato dallo Stato. Il governo avrebbe intenzione di varare la misura entro fine anno.

La reazione del mondo del credito

Il presidente Unirec, l’Unione nazionale delle imprese a tutela del credito, Marcello Grimaldi ha esposto le proprie perplessità sul punto. A suo dire l’attuale ammontare di NPL e UTP in Italia è destinato a crescere nel prossimo biennio a causa dell’inflazione e dell’aumento dei tassi d’interesse. La riforma ipotizzata potrebbe causare effetti distorsivi con impatti negativi sui conti pubblici e sui servicer.

L’ipotesi della transazione giudiziale tra debitore e intermediario

In realtà, a ben vedere, sono tanti, complessi e bipartisan i disegni di legge presentati nel corso dell’ultima legislatura e ad oggi in corso di esame in Parlamento, mirati a favorire tramite transazione la risoluzione dei casi di crediti in sofferenza (NPL) o ad inadempienza probabile (UTP). Il più recente è il Ddl 1246, presentato alla Camera lo scorso 23 giugno da Stefano Vaccari e Ubaldo Pagano del Pd. La proposta parte da alcuni dati: in Italia i crediti deteriorati hanno raggiunto quota 350 miliardi di euro nel solo anno 2022, di cui 90 miliardi rimasti nei bilanci bancari e 260 ceduti alle società di cartolarizzazione.

“Negli ultimi sei anni – si legge nel testo – le banche italiane sono state indotte a cedere in massa questi crediti a società di cartolarizzazione e poi ricapitalizzarsi per un valore che si aggira intorno ai 100 miliardi di euro. A ciò si aggiunga che le perdite, derivanti da queste operazioni, registrate nei bilanci bancari hanno avuto un impatto rilevante anche per l’Erario per circa 60 miliardi di euro”.

Per far fronte al problema, il disegno di legge delinea la possibilità di effettuare una transazione stragiudiziale, dunque un accordo al di fuori delle aule di giustizia, tra il debitore inadempiente e l’intermediario finanziario verso cui ha un debito in sofferenza (UTP). La transazione permetterebbe di restituire a ‘saldo e stralcio’ di quanto dovuto (cioè andando incontro al debitore con uno ‘sconto’ sulle somme) un importo non inferiore al netto di bilancio della propria esposizione. Inoltre la proposta di legge 1246 riconosce al debitore la possibilità di esdebitarsi pagando lo stesso prezzo concordato dal creditore cedente al cessionario. Ed eliminando così del tutto il debito.

Nel caso in cui il credito oggetto di accordo sia stato cartolarizzato in una operazione con garanzia statale sui titoli senior (GACS), il Ddl prevede che la garanzia resti efficace, aumentando la copertura dei crediti residui, nei limiti fissati dal Ministero dell’Economia.

Le altre proposte allo studio

Ad aprile in Senato era già stato depositato da Renato Ancorotti di Fratelli d’Italia il disegno di legge 669 che mira ad agevolare il recupero dei crediti deteriorati con garanzia immobiliare, costituendo un FIA immobiliare ESG per famiglie e imprese. Ancora prima, a gennaio, un altro Ddl presentato a Montecitorio da vari proponenti, tra cui Saverio Congedo di Fratelli d’Italia, l’843, aveva previsto “disposizioni per agevolare il recupero dei crediti in sofferenza e favorire e accelerare il ritorno in bonis del debitore ceduto”.  Il Ddl riguardava la cessione di crediti deteriorati da parte di banche e intermediari finanziari, prevedendo la possibilità per il debitore ceduto, persona fisica o impresa, di estinguere la propria esposizione pagando una somma pari al prezzo di acquisto corrisposto dal cessionario alla banca o all’intermediario finanziario cedente, aumentato di un margine di profitto (mark up) del 20%.

Volendo risalire al termine dello scorso anno, rintracciamo ancora il disegno di legge 414, presentato da Salvatore Sallemi (sempre Fratelli d’Italia) al Senato il 16 dicembre 2022, che contiene “disposizioni per agevolare le prospettive di recupero dei crediti in sofferenza e a favorire e accelerare il ritorno in bonis del debitore ceduto”.