Industria dei crediti deteriorati: è il momento di un’associazione di categoria

Che sia giunto il momento di creare un’associazione di categoria per rendere al “colto pubblico e all’inclita guarnigione” una fotografia realistica del mercato?

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Va confessato! Festeggiare 10 anni di un congresso è come festeggiare la promozione dalla prima alla seconda media. Non ha senso, se non per trovare un’inutile – in quanto ulteriore – occasione per spegnere le candeline. Non è un vero traguardo. A ciò si aggiunga che il numero 10 ha in sé, prima facie, qualcosa di déjà-vu: le 10 cose da fare prima di morire, i 10 migliori libri dell’anno e così via discorrendo.

Ma i matematici vedono bellezza in ogni cosa, senza gli ornamenti sgargianti della musica e della pittura. Loro vedono nel “10” un numero pari, composto, semiprimo, noncototiente, triangolare centrato, ennagonale centrato, tetraedico, decagonale, felice, idoneo, di Harshad, malvagio, di Perrin e intero privo di quadrati. Al Lettore il piacere della scoperta di tutte queste qualificazioni.

Pensando ai 10 anni del Congresso abbiamo pensato a quanto sia importante far vedere la reale natura di una “cosa”, che sia un numero o una industry. I recenti disegni di legge volti a riformare il mercato degli NPL e alcuni servizi giornalistici sull’industria dei crediti deteriorati hanno dipinto quest’ultima come completamente infettata dalle mafie o, comunque, da fondi avvoltoio spinti da predaci appetiti usurari.

Che sia giunto il momento di creare un’associazione di categoria per rendere al “colto pubblico e all’inclita guarnigione” una fotografia realistica del mercato? Certo, senza bovarismi, visioni igienizzate o antinomie, ma anche senza alcun asteismo.

Per descrivere il nostro settore dovremmo prendere spunto dalla ricetta del risotto alla milanese di Carlo Emilio Gadda, pubblicata nel 1959 sul numero 10 (appunto) del magazine dell’ENI “Il gatto selvatico”. L’Ingegnere ricordava che «Quel che più importa è […] immettere nel sacro «risotto alla milanese» ingredienti di prima qualità» e i nostri ingredienti sono le persone.

Nel primo editoriale di Be|Bankers vi avevamo promesso un magazine degno del nome e allora vi abbiamo inserito un regalo ai Lettori: quando la buona sostanza è ben espressa. Impariamo da Gadda; la sostanza buona l’abbiamo, dobbiamo solo imparare a descriverla meglio agli altri. Un altro buon inizio, in termini, è leggere l’articolo di Marco Contino (critico cinematografico e avvocato prestato al mondo bancario) su come oggi la settima arte vede le banche: non bene. Si deve tentare di cambiare questa visione, se davvero si crede di essere diversi.

Risotto Patrio. Di Carlo Emilio Gadda

Tullio Pericoli, “Carlo Emilio Gadda”, 2012. Olio e pastello su tela. Archivio Tullio Pericoli
L’approntamento di un buon risotto
alla milanese domanda riso
di qualità, come il tipo Vialone,
dal chicco grosso e relativamente
più tozzo del chicco tipo Caterina,
che ha forma allungata, quasi di fuso.
Un riso non interamente «sbramato»,
cioè non interamente spogliato
del pericarpo, incontra il favore
degli intendenti piemontesi e lombardi,
dei coltivatori diretti, per la loro privata
cucina. Il chicco, a guardarlo bene,
si palesa qua e là coperto dai residui
sbrani d’una pellicola, il pericarpo,
come da una lacera veste color noce
o color cuoio, ma esilissima: cucinato
a regola, dà luogo a risotti eccellenti,
nutrienti, ricchi di quelle vitamine
che rendono insigni i frumenti teneri,
i semi, e le loro bucce velari.
Il risotto alla paesana riesce da detti
risi particolarmente squisito,
ma anche il risotto alla milanese:
un po’ più scuro, è vero, dopo l’aurato
battesimo dello zafferano.