Il mercato continua a penalizzare l’OPS di Mps su Mediobanca. All’apertura delle contrattazioni, la banca senese ha registrato un’ulteriore caduta del suo titolo del 2,5% a 6,33 euro, dopo quella particolarmente vistosa (-6,91%) fatta segnare venerdì dopo l’annuncio del suo assalto. Anche l’oggetto delle sue attenzioni, Mediobanca, vede scendere il suo titolo, ma in modo meno significativo (-0,24% a 16,43 euro). Comunque, il nuovo valore si confronta con il forte incremento (+7,72%) di venerdì.
Nel complesso, pertanto, il mercato sta spingendo fuori traiettoria l’OPS che promette agli azionisti di Mediobanca di scambiare 10 titoli dei loro con 23 titoli di Mps. Se, al momento del lancio dell’operazione, quello scambio incorporava un premio del 5% sul precedente prezzo di borsa di Piazzetta Cuccia, alla fine di venerdì quello scambio era divenuto a sconto del 9% e ora, con le quotazioni d’apertura della nuova sessione di borsa, il divario è ancora aumentato.
Questa dinamica fa sorgere qualche dubbio in più sulla convenienza dell’operazione per i contribuenti italiani, dalle cui tasche sono venute in questi anni le ingenti risorse profuse per salvare Mps dal fallimento. Il salvataggio di Siena a carico dei fondi pubblici è avvenuto in più fasi.
La prima ha visto, nell’agosto 2017, un esborso di 5,4 miliardi, di cui 3,9 destinati all’aumento di capitale della Banca e 1,5 riservati al ristoro degli investitori al dettaglio coinvolti nel burden sharing. In questo modo, il Mef si è trovato proprietario del 68% di Siena. Successivamente, c’è stata la cessione (operazione ‘Hydra’) di 8 miliardi di euro di crediti deteriorati ad Amco, la società del Mef, avvenuta comunque a valore di mercato. A seguito dei rilievi dell’Eba, l’autorità bancaria europea, e andato a monte il negoziato per la fusione con Unicredit nel 2021, è stato necessario ancora una volta rafforzare il patrimonio.
Nel dicembre 2021, è stato quindi varato un aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro che lo Stato ha sottoscritto per la sua parte con un ulteriore impegno di 1,6 miliardi di euro. Nel corso del 2023 e 2024, lo Stato ha quindi ceduto progressivamente le proprie quote, scendendo all’11,2% del capitale e incassando un totale di 2,7 miliardi di euro. Nel complesso, quindi, i costi superano ancora i guadagni per la cifra non indifferente di 4,8 miliardi, almeno fino a venerdì scorso. I movimenti di Borsa che sono seguiti all’annuncio dell’OPS hanno comportato – ha calcolato Alessandro Penati su Domani – un trasferimento di valore da 1,6 miliardi dagli azionisti di Mps a quelli di Mediobanca: 560 milioni in meno per quelli di Mps, un miliardo in più per quelli di Mediobanca. Il Mef, cui fa capo la partecipazione pubblica, ha perso 68 milioni ed anche oggi sta continuando ad accumulare perdite.