Riforma del Testo unico della Finanza: l’Aifi chiede più spazio per il mercato del Private Capital

L’associazione di categoria suggerisce di favorire l’investimento di una quota del risparmio gestito verso strumenti di private capital e di dar vita ad uno o più fondi di fondi con un soggetto pubblico nel ruolo di anchor investor

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Innocenzo Cipolletta, presidente dell'AIFI (Foto di Paolo Giandotti )

In vista della riforma del Testo Unico della Finanza, l’Aifi invoca spazio per il Private Capital.  Il Consiglio direttivo dell’Associazione italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt, chiede al governo di intervenire per rafforzare questo segmento del mercato dei capitali, che necessita di sviluppo.

Il Consiglio direttivo AIFI si inserisce così nel dibattito sulla Legge Capitali, condividendo l’introduzione di norme agevolative per il mondo delle imprese quotate. Ma sottolineando anche come il tessuto produttivo del nostro Paese sia costituito, per la maggior parte, da non quotate, che rappresentano il motore dello sviluppo economico e necessitano di capitali per la crescita e per affrontare la transizione ecologica e digitale.

Le proposte Aifi

“Anzitutto – si legge in una nota dell’organismo –  è necessario favorire, come in altri Paesi, l’investimento di una quota del risparmio gestito verso strumenti di private capital e in secondo luogo, per coinvolgere gli investitori istituzionali italiani nel sostegno all’economia reale, si suggerisce di istituire uno o più fondi di fondi, con risorse che siano aggiuntive e non sostitutive, come hanno fatto altri Paesi come Francia, Spagna e Germania, in cui un soggetto pubblico svolge il ruolo di anchor investor”.

Per l’Aifi le risorse del fondo di fondi devono essere investite in modo indiretto nelle imprese, avvalendosi delle competenze dei gestori specializzati in grado di attrarre ulteriori risorse dal mercato. Ciò consentirebbe “di aumentare l’effetto volano e di utilizzare le conoscenze di operatori finanziari che selezionano le imprese secondo rigorosi criteri di mercato”.

Infine l’associazione chiede di tutelare la competitività dei gestori italiani semplificando il contesto regolamentare per gli intermediari ed eliminando interventi di gold-plating rispetto alla normativa europea.  

L’importanza del Private Capital

Il Private Capital secondo l’associazione può aiutare a creare poli di aziende, destinate a crescere grazie al suo “impatto economico positivo sul sistema produttivo come dimostrano molti studi a livello internazionale” spiega il presidente Aifi Innocenzo Cipolletta. “Inoltre, secondo una recente ricerca AIFI sulla valorizzazione del capitale umano, le imprese in portafoglio ai fondi, dal momento dell’investimento al 2022, data di osservazione, hanno registrato una crescita occupazionale dell’8% e del 34% se si considerano solo le PMI”.