UTP, settore in trasformazione: in arrivo nuovi servizi e approcci. Le previsioni del report ‘Chasing tomorrow” di Pwc

Dopo il picco di otto anni fa lo stock di NPE sui portafogli bancari è via via diminuito, raggiungendo i 56 miliardi di euro a giugno 2023. Ad oggi – secondo lo studio - non costituiscono più un problema

0
113

Cosa sta cambiando nel mondo degli NPE? Mentre le esposizioni deteriorate sono sotto controllo, avendo raggiunto ormai livelli di guardia dopo il picco del 2015, le inadempienze probabili costituiscono un settore ancora in fase ‘di partenza’, che potrebbe riservare novità e dar vita a nuovi approcci nel prossimo futuro. A ipotizzarlo è “Chasing tomorrow”, l’ultimo rapporto sul mercato italiano dei crediti deteriorati, elaborato da Pwc.

UTP, un settore in evoluzione

Nel corso degli anni si è sviluppata un’industria molto evoluta per la gestione delle sofferenze. Ma il meccanismo è ancora ai blocchi di partenza per quanto riguarda per la gestione delle inadempienze probabili. Perciò l’industria degli UTP va incontro ad una trasformazione per soddisfare le esigenze delle banche: ciò potrebbe avvenire con l’introduzione nuovi servizi e adottando nuovi approcci. D’altronde trovare una soluzione al problema crediti deteriorati/sub-performing – fa presente Pwc – significa sostenere l’economia reale e richiede uno sforzo congiunto da parte del sistema (banche, servicer e investitori) e anche il governo potrebbe fare la sua parte promuovendo soluzioni che creino un circolo virtuoso per l’intera economia.

Il sistema bancario italiano è ora più forte

Secondo la società di revisione contabile, dopo il picco di otto anni fa lo stock di NPE sui portafogli bancari è via via diminuito, raggiungendo i 56 miliardi di euro a giugno 2023. Ad oggi non rappresentano più un problema, avendo raggiunto negli ultimi tre anni i livelli più bassi, contro le aspettative comuni, grazie a una serie di interventi straordinari del governo. Inoltre, è sorto un mercato primario per le vendite di NPE, istituito grazie alla garanzia statale GACS scaduta nel 2022.

Il sistema bancario italiano – si legge nello studio – appare più forte, con una solida patrimonializzazione (CET1 ratio Fully Phased pari al 15,8%, in aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2015), processi di de-risking efficienti (NPE ratio lordo sceso al 2,4% nella prima metà del 2023 contro 16,8% nel 2015 ) e buoni livelli di redditività (circa il 14% nella prima metà del 2023, a livelli record).

Tuttavia, le prospettive non sono del tutto rosee: si prevede che la bassa crescita e i tassi di interesse più elevati persisteranno. Permangono le sfide geopolitiche e inoltre le aspettative di crescita economica sono state recentemente riviste al ribasso (1,0% di crescita del PIL reale prevista nel 2024 per l’Eurozona, dimezzata rispetto alle aspettative di fine 2022).

Cosa resta da fare

Da un altro punto di vista, fa notare Pwc, ci sono ancora oltre 300 miliardi di euro di NPE totali nel mercato, comprese le esposizioni vendute agli investitori e il processo di riduzione dell’indebitamento è ancora in corso e chiede di essere gestito. Inoltre serve un attento monitoraggio per oltre 200 miliardi di euro di prestiti della Fase 2.

Inoltre, dal 2020 a giugno 2023, sono stati erogati oltre 340 miliardi di euro di finanziamenti con garanzia statale (MCC e SACE), generando uno stock di prestiti di circa 230 miliardi di euro a giugno 2023. Essendo iniziato il rimborso del capitale, si è registrato un leggero aumento del corrispondente tasso di default sui prestiti, che è rimasto costantemente superiore al tasso di default per le imprese che non hanno utilizzato prestiti garantiti dal governo (2,1% rispetto all’1,1% di giugno 2023).

Tuttavia, i pagamenti rateali, in media, costituiscono una piccola percentuale del fatturato delle aziende (circa il 5% annuo), e i prestiti garantiti hanno una vita residua bassa (3,5 anni in media), perciò il rischio è sotto controllo. Questi crediti – precisa lo studio – richiedono un’attenzione particolare.