UTP verso una crescente sostenibilità: prime applicazioni di approcci ESG alla gestione del credito deteriorato

La rubrica "Gestione degli UTP tra arte e scienza" di Emanuele Colombo

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L’approccio gestionale ai crediti deteriorati si è tradizionalmente concentrato sull’obiettivo primario di sopravvivenza dell’impresa debitrice, quel superamento della situazione di crisi, laddove la stessa fosse ritenuta superabile e reversibile, riconosciuto di maggiore utilità per la soddisfazione dei creditori rispetto all’alternativa liquidatoria.

Occorre osservare che gli intermediari finanziari, ma anche i Tribunali, hanno responsabilmente tenuto in debita considerazione nella valutazione dei piani industriali proposti dai debitori gli impatti sociali rivenienti dalla alternativa liquidatoria in termini di perdita di occupazione e ripercussioni su fornitori e clienti derivanti dall’effetto “contagio” della crisi.

Tuttavia il percorso che il settore ha intrapreso verso una propria maturità ha portato negli operatori una maggior consapevolezza anche nei riguardi delle ulteriori tematiche ESG, partendo dalla citata e storica base solida di attenzione alle ricadute occupazionali.

Non poteva essere diversamente considerando la transizione del credito UTP da fattispecie poco frequentemente transata sul mercato, e scarsamente differenziata dall’NPL a cui veniva affiancata nelle prime cessioni in blocco di portafogli “misti”, a vera e propria asset class d’investimento autonoma, con specifici criteri di underwriting e diverse valutazioni nel profilo rischio – rendimento.

Proprio in virtù della crescente attenzione da parte di investitori professionali stiamo assistendo a una più attenta valutazione di profili di responsabilità sociale, sostenibilità ambientale e condotta etica degli esponenti di governance dei borrower UTP.

Il valore di un credito UTP non deriva soltanto dalle aspettative di recupero che possono essere rappresentate dai flussi attesi e dal tasso di attualizzazione derivante dall’appetito al rischio del potenziale investitore. Flussi e tassi di sconto debbono essere “aggiustati” in funzione di maggiori rischi derivanti da un limitato orientamento del debitore alle best practice ESG.

Il mercato single name in particolare, in corso di pieno sviluppo, comincia a scontare con mancanza di offerte o revisioni ad un significativo ribasso di prezzo i crediti verso debitori ritenuti maggiormente rischiosi poiché hanno un alto impatto ambientale, non presidiano adeguatamente la propria supply chain acquisendo le proprie materie prime da fornitori che operano in Paesi dove le condizioni di lavoro sono precarie, o ancora, decidono di non dotarsi di una governance indipendente che possa rassicurare gli stakeholders circa la censura e la cessazione di precedenti comportamenti scorretti.

Allo stesso modo le valutazioni dei piani industriali tengono sempre in maggior considerazione nella valutazione del superamento della crisi milestones importanti per la specifica realtà aziendale quali la transizione energetica, sia sotto il profilo di riduzione delle emissioni che in termini di risparmio energetico, o la maggior sostenibilità, anche in termini di ricadute sui margini, del ricorso a nuove tecnologie produttive che consentano un consumo di risorse, naturali o a loro volta prodotte da terzi con ulteriore impronta ambientale, più contenuto.  

Anche nella valutazione della manovra finanziaria proposta è allo stato attuale più frequente interrogarsi sulla finalità degli apporti di nuova finanza richiesti al ceto creditorio esistente o a terzi e sulla congruenza di questi interventi al traguardo delle milestones sopra descritte.

Da ultimo occorre osservare che anche gli operatori che si dedicano alla gestione degli UTP stanno accrescendo il focus su norme operative e codici etici di condotta, ne è un esempio l’adozione da parte dei servicer delle prassi illustrate dal “Codice di condotta per i processi di gestione e tutela del credito” sottoscritto da UNIREC (Unione Nazionale Imprese a Tutela del Credito), la principale associazione di categoria.

Assume quindi rilevanza nelle scelte degli investitori anche il rispetto dei principi di una corretta e sana operatività da parte dei gestori del credito, che debbono dimostrare ad esempio di gestire i contatti e le negoziazioni con i debitori nel pieno rispetto delle normative relative alla gestione dei dati personali, dei reclami e dell’antiriciclaggio.

È dunque auspicabile che le future evolutive nella valutazione delle performance degli operatori dedicati all’UTP management riflettano un crescente apprezzamento da parte del mercato anche per la capacità da parte di questi player di andare oltre, proponendosi quali soggetti attivi nell’educazione finanziaria dei debitori, fondamentale per il superamento della propria crisi ed evitare future “ricadute”, e nella responsabilità sociale nei confronti dei diversi e molteplici stakeholder di ciascun borrower gestito.