Direttiva NPL e mercato unico europeo delle esposizioni deteriorate

La Direttiva European Credit Servicing n.2021/2167 (ECSD) mira ad armonizzare a livello europeo il quadro regolamentare per l’attività di acquisto e gestione dei crediti

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La European Credit Servicing Directive 2021/2167 (ECSD) ha introdotto una serie di modifiche volte ad armonizzare a livello europeo il quadro regolamentare per l’attività di acquisto e gestione dei crediti. Queste variazioni, oltre a promuovere una maggiore efficienza nelle transazioni sulle esposizioni deteriorate, dovrebbero costituire un passo in avanti verso la creazione di un mercato unico degli NPE, incentivando lo sviluppo e il consolidamento di Special Servicer operanti su diverse giurisdizioni e favorendo al contempo una maggiore concorrenza all’interno delle singole giurisdizioni a fronte di un minor numero di operatori, di maggiori dimensioni a livello sovrannazionale.

Lo scenario competitivo precedente alla direttiva

In Europa, il processo di consolidamento degli Special Servicer è cominciato a partire dal 2017, quando lo stock sofferenze bancarie (Non Performing Loans) aveva raggiunto livelli molto elevati in diversi paesi a causa delle crisi finanziarie e dei debiti sovrani degli anni precedenti. La necessità di gestire queste esposizioni e di dotarsi delle competenze professionali per farlo è stato uno dei driver principali per la crescita del numero e delle dimensioni di questi operatori. Questo sviluppo è stato inoltre agevolato dalla ripresa delle operazioni di cartolarizzazione di NPL, seguita a un periodo nel quale le operazioni di finanza strutturata erano scese ai minimi storici in tutta Europa, a causa dell’introduzione da parte delle banche centrali di schemi di finanziamento garantiti dagli stati nazionali per alleviare la pressione sulle banche.

L’Italia presentava storicamente un livello di crediti deteriorati più alto rispetto agli altri paesi anche prima delle crisi finanziarie e, in particolare a partire dalla fine degli anni ’90. Nel 2007, il tasso di NPL italiano, pari al 6%, era più che doppio rispetto a quello portoghese, pari al 2,8%, e più di sei volte superiore ai tassi nazionali di NPL di Irlanda e Spagna, che erano inferiori all’1%.

Dunque, la crescita negli stock di NPL ha favorito la formazione e lo sviluppo di società specializzate nella gestione, considerate uno strumento fondamentale da parte degli investitori che, in molti casi hanno acquisito partecipazioni rilevanti o di maggioranza nelle società di gestione. La maggiore attenzione per questa tipologia di servizi ha portato anche a un incremento nel numero di questi operatori che, tra il 2011 e il luglio 2017, è cresciuto in modo significativo nei principali mercati di NPL dell’Eurozona (Spagna, Italia, Irlanda e Portogallo).

Scopo e ambito di applicazione della direttiva

La direttiva ECSD fa parte del piano dell’UE per ridurre lo stock di crediti in sofferenza (NPL) detenuti dalle banche europee, per evitare che si accumulino in futuro e per promuovere lo sviluppo di un mercato secondario per gli NPL. La preoccupazione principale alla base di questo provvedimento riguarda la possibilità che l’accumulo di ingenti stock di NPL da parte delle banche potrebbe limitare la loro capacità di erogare credito alle famiglie e alle imprese per stimolare la crescita economica. L’iter per l’approvazione della direttiva, che era in discussione dal 2018, è stato accelerato dalla pandemia di Coronavirus (COVID-19) e dalle preoccupazioni che l’impatto della pandemia avrebbe portato a un aumento delle insolvenze.

La nuova normativa mira a consentire alle banche di gestire in modo più efficace gli stock di NPL migliorando le condizioni per la vendita di questi crediti a terzi. Questo obbiettivo viene perseguito creando un quadro normativo a livello europeo, che imponga regole omogenee alle banche che vendono gli NPL, nonché agli acquirenti che li acquistano e ai soggetti che si occupano della gestione e recupero. Le banche che vendono gli NPL dovranno fornire dati coerenti ai potenziali acquirenti in un modello ancora da concordare. Ciò consentirà agli acquirenti di credito di effettuare un’adeguata due diligence quando intendono acquisire portafogli di NPL.

Gli NPL a cui si applica la direttiva sono i prestiti erogati dagli istituti di credito dell’Unione, che sono stati classificati come sofferenze in conformità con la normativa UE sui requisiti patrimoniali. La direttiva non include i prestiti originati da prestatori non bancari o da banche che non hanno la sede legale nell’Ue.

La direttiva si applica agli acquirenti di crediti che acquisiscono portafogli di NPL dalle banche, ma non dispongono di una licenza bancaria per operare nell’unione. Questi investitori non dovranno necessariamente dotarsi di una licenza ai sensi del nuovo quadro normativo, potendo delegare la gestione ad un credit servicer autorizzato, in mancanza della licenza.

L’impatto potenziale sul mercato del servicing

Come evidenziato in una serie di analisi pubblicate dall’agenzia di rating DBRS Morningstar è probabile che l’attuazione della direttiva comporti dei vantaggi per gli investitori nei mercati degli NPL dell’UE, perché l’armonizzazione della normativa dovrebbe portare all’affermazione di standard uniformi per la fornitura di informazioni nelle due diligence, consentendo agli acquirenti di valutare i portafogli in modo più accurato.

La nuova regolamentazione dovrebbe garantire che i servicer agiscano nelle diverse giurisdizioni con la stessa diligenza e attenzione in tutti gli Stati membri. Inoltre, la possibilità di trasferire l’autorizzazione da uno Stato membro all’altro dovrebbe ridurre gli oneri amministrativi per i soggetti che operano in più giurisdizioni, riducendo i costi e garantendo uno standard coerente di attività. A questo va aggiunto lo stimolo potenziale ad una maggiore concorrenza derivante dalla possibilità che i servicer che attualmente operano in un solo stato possano espandersi anche in altre giurisdizioni.

Per riassumere, l’armonizzazione della normativa potrebbe portare un contributo positivo al consolidamento del mercato del credit management, riducendo gli ostacoli alla realizzazione di operazioni transfrontaliere, ferma restando la necessità di specifiche competenze locali, che rimarranno comunque necessarie per l’espletamento di azioni giudiziarie in paesi con ordinamenti giuridici differenziati.

Le modifiche introdotte dalla ECSD hanno la finalità principale di armonizzare a livello europeo il quadro regolamentare per l’attività di acquisto e gestione dei crediti. Sebbene permangano differenze non trascurabili tra i diversi ordinamenti giuridici dei paesi europei in tema di procedure esecutive e concorsuali, la nuova normativa dovrebbe costituire un passo in avanti verso una maggiore integrazione dei diversi mercati delle esposizioni deteriorate. In quest’ottica, un ruolo fondamentale dovrebbe essere svolto dal consolidamento degli Special Servicer operanti su diverse giurisdizioni, al quale dovrebbe corrispondere anche una maggiore concorrenza all’interno delle singole giurisdizioni a fronte di un minor numero di operatori, di maggiori dimensioni a livello internazionale.

Per approfondire

The Italian NPE market, A New Era is coming, PWC, luglio 2023.

First Steps to the Implementation of the EU Directive for NPLs, DBRS Morningstar, Giugno 2023.

Mercato delle transazioni NPL e industria del servicing, IFIS NPL Market Watch, Febbraio 2023.

DIRECTIVE (EU) 2021/2167 OF THE EUROPEAN PARLIAMENT AND OF THE COUNCIL of 24 November 2021 on credit servicers and credit purchasers and amending Directives 2008/48/EC and 2014/17/EU.

Panning for Gold: Servicer Evolution in Europe, DBRS Morningstar, Agosto 2022.

European NPLs and the Rise of Special Servicers, DBRS Morningstar, gennaio 2018.