La gestione dei crediti intesa come moltiplicatore di redditi

Il punto di vista di Loyers, servicer specializzato nell’acquisizione e gestione di crediti deteriorati (portafogli di crediti in prevalenza ipotecari) grazie a professionisti legali, tecnici e commerciali, oltre a consulenti e corrispondenti (pubbliredazionale)

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Mario Loy, chief operating officer di Loyers Srl

Nel corso degli ultimi vent’anni si è assistito ad un cambiamento radicale nella gestione dei crediti deteriorati, dovuto non solo all’incessante progresso informatico, ma anche ad un diverso e più capillare approccio metodologico.

L’esigenza di reportistica costante fa sì che un asset manager oggi debba necessariamente trascorrere una buona parte del suo tempo ad implementare di dati dei sistemi gestionali, la cui estrazione genera file excel che quello stesso gestore dovrà poi andare o a compilare o a verificare, per modificare eventualmente un dato inserito in maniera non corretta.

È evidente che questo modus operandi ha una sua fondamentale utilità, indirizzando in forma sicuramente più efficace il potenziale recupero, ma spesso si scontra con la recente e generalizzata tendenza ad affidare ad una singola risorsa portafogli troppo ampi di pratiche, ed andando quindi a discapito di attività più “tradizionali” come l’ambito stragiudiziale o l’iniziativa giudiziale.

Se è comprensibile la necessità da parte di Mandanti o Servicer di comprimere i costi legati all’attività di recupero, è altrettanto logico che un investimento economico finalizzato ad una capillarizzazione più ampia della gestione non potrebbe che produrre maggior profitto, per tutti.

Un loan manager che ha in carico un numero (troppo) rilevante di posizioni, non sarà mai in grado di presidiare tutto il suo perimetro, provocando potenzialmente un danno emergente in capo al creditore; allocare invece quello stesso perimetro su più risorse, determinerebbe con certezza un recupero esponenzialmente di gran lunga maggiore rispetto al relativo superiore costo da sopportare. Creare condizioni migliori affinché, per esempio, si possano perfezionare più accordi transattivi – magari tramite la compravendita degli asset sottostanti – significherebbe dare la possibilità a molti più cittadini di accedere nuovamente al credito, e quindi incentivarne i consumi, in altre parole un moltiplicatore di redditi.

In questo modo peraltro si creerebbero nuovi posti di lavoro, generando nuove opportunità per le molte società che negli ultimi anni hanno deciso di cimentarsi in questo settore, e scatenando così quella sana competizione che renderebbe tutto il processo ancor più efficiente.

Aumenterebbe inoltre quella fisiologica necessità di formazione, che contribuirebbe a migliorare lo standing medio di ogni addetto ai lavori, e così dell’intero comparto. Anche un intervento pubblico mirato potrebbe agevolare il perseguimento di questo scopo.

Diverse volte si assiste al deposito di atti d’intervento nell’ambito di una procedura esecutiva, per debiti erariali, quando è già evidente che nemmeno il/i creditore/i ipotecari e/o procedenti troverebbero integrale soddisfazione.

Questo elemento impedisce ab origine lo sviluppo di una qualsiasi contrattazione, perché l’impossibilità di negoziare questa particolare tipologia di debiti renderebbe a quel punto troppo gravoso l’impegno economico complessivo da sopportare.

L’idea che lo Stato possa dunque ipotizzare, in queste situazioni, e a determinate condizioni, una modalità di condono fiscale che consenta la chiusura della procedura, faciliterebbe sicuramente la risoluzione positiva di molte trattative che invece, oggi, solo a causa della presenza dell’Erario, muoiono sul nascere.

L’auspicio è dunque che si cominci a guardare – in ambito pubblico e privato – al settore degli npl come ad un tramite per il rilancio dell’economia globale, attraverso un più funzionale efficientamento della gestione, di cui tutti – creditori, debitori, operatori, Stato e cittadini – potrebbero beneficiare.